
"Non ho chiuso occhio tutta la notte, sono avvilito. Per il locale, per i miei ragazzi, per tutto". Sono le sei e mezzo di pomeriggio di sabato quando Bobo – l’eterno ragazzone della nightlife fiorentina titolare del chiosco di piazza Ferrucci, tempio laico della movida – si mette il pigiama. "Se non dormo due ore schianto".
All’alba di ieri i carabinieri del Radio Mobile hanno virtualmente messo i sigilli alla sua attività dopo avergli sventolato sotto il naso una multa da 280 euro. Il motivo? "Mi hanno detto che c’erano assembramenti intorno al chiosco, che non si stavano rispettando le distanze di sicurezza – dice il titolare amareggiato – Della contravvenzione poco m’importa ma la chiusura per cinque giorni dopo che avevamo appena riaperto è una batosta, soprattutto a livello psicologico. Senza contare che perdere tutte queste serate vuol dire rinunciare a 20mila euro. In un momento come questo...".
I fatti. E’ da poco passata la mezzanotte di sabato quando due gazzelle accostano accanto al popolare chiosco di piazza Ferrucci. Al bancone ci sono una ventina di persone in fila, intorno a loro, tra i tavolini all’aperto, un altro centinaio. Le distanze non sono certo rispettate al centimetro ma non c’è neanche la ressa che spesso si nota in Oltrarno, a Santo Spirito soprattutto.
I carabinieri si avvicinano a Bobo e gli comunicano di dover procedere con la sanzione. Gli animi si scaldano un po’, ma i militari non si scompongono e scrivono il verbale. Bobo dirà doppo: "Mi scuso se ho alzato la voce, mi dispiace davvero. I carabinieri stavano soltanto facendo il loro lavoro. Perché mi sono arrabbiato? Forse mi sono ceduti i nervi. Dopo tre mesi di lockdown e tutti i problemi economici che la chiusura forzata ha comportato vedersi multare dopo aver appena riaperto seguendo tutte le regole mi ha ha fatto sbottare... Ma ho sbagliato".
Dopo la sanzione i carabinieri se ne vanno. Il chiosco chiude ma all’alba arriva a Bobo una telefonata: "Erano i ragazzi del chiosco che stavano finendo di pulire e mi hanno avvertito che erano appena tornati i carabinieri per comunicare la chiusura del mio locale per cinque giorni. Ci sono rimasto malissimo, non sono più riuscito a dormire".
Il caso del Check Point è emblematico di una situazione ancora molto incerta e ballerina. "Il dpcm – dice Bobo – mette in difficoltà sia noi operatori che le forze dell’ordine perché non è affatto chiaro. Io ce l’ho messa tutta, tra misure anticontagio, sanificazione, adeguamenti per rischio biologico, gel, mascherine e colonnine ho speso quasi 5mila euro. Senza contare gli ottantamila d’investimento per il rinnovo del locale".
"Forse sabato mi sono un po’ distratto e non mi sono accorto che c’era un po’ di calca. – conclude Bobo – Mi dispiace tanto, forse è stato una disattenzione dovuta allo stress".