REDAZIONE FIRENZE

Trovate le lettere inedite della madre del partigiano Bruno Fanciullacci

Una scoperta di grande valore storico. La donna chiedeva clemenza per il figlio dopo l’arresto come detenuto politico

Trovate le lettere inedite della madre del partigiano Bruno Fanciullacci

Ritrovate per la prima volta lettere originali che Rosa Michelini, madre di Bruno Fanciullacci (1919-1944), uno dei gappisti che in un’azione partigiana uccisero a Firenze il filosofo schierato col fascismo Giovanni Gentile il 15 aprile 1944, scrisse alle autorità per intercedere per la salute del figlio, che si ammalò in carcere mentre scontava una condanna a sette anni come detenuto politico "sovversivo e irriducibile". La donna chiedeva al ministero di Grazia e Giustizia di dare cibo al figlio e di provvedere alle cure mediche. Non ebbe risposta. Sono quattro le missive che lo storico legale della famiglia Fanciullacci, avvocato Francesco Mandarano, ha rintracciato negli archivi. Di esse, che dimostrerebbero che il fascismo teneva alla fame i detenuti politici, era nota l’esistenza in ambito familiare, ma ne era stata persa ogni traccia. Queste, adesso disponibili, riguardano in particolare la detenzione a Castelfranco Emilia (Modena), penitenziario fatiscente dove il gappista fiorentino fu recluso dal 1939 al 1942 in seguito a condanna del tribunale per la difesa dello Stato contro 97 fiorentini, lui compreso, accusati di sovversione e arrestati il 12 luglio 1938 in una retata. Rosa Michelini il 19 febbraio 1941 scrive al ministero che al figlio, di "costituzione delicata", "sono circa due mesi che sono stati tolti il latte e i grassi", "pure la minestra non è igienica", "è una madre che vi chiede clemenza". Quando Fanciullacci verrà trasferito nel carcere di Saluzzo (Cuneo), Rosa Michelini scrive il 12 dicembre 1942 che il figlio è "da ben 7 mesi con febbre" ma "non viene somministrato l’alimento necessario". Fanciullacci uscì dal carcere il 12 luglio 1943. Partecipò alla Resistenza, fu poi arrestato il 15 luglio 1944 dalla famigerata Banda Carità e morì due giorni dopo precipitando da una finestra a Villa Triste, luogo fiorentino di prigionìa e torture, in un disperato tentativo di fuga.