Alla scuola Torrigiani in via della Chiesa, in terza elementare, decisi con pochi amici di formare un gruppo di “simpatizzanti per gli Stati Uniti“.
Sapevamo quello che ci avevano raccontato i nostri padri che erano stati prigionieri dei tedeschi e che, come il mio – si chiamava Gastone – era stato liberato dal campo di concentramento a Fulda dalle truppe statunitensi nel 1945. Gli americani ai nostri occhi di bambini erano buoni e generosi e avevano sconfitto quello che per i nostri padri erano il Male assoluto: Hitler e Mussolini.
Crescendo e studiando ho capito la complessità della storia americana e la consapevolezza del loro ruolo nel mondo. Oggi 06 novembre 2024 un ciclone emotivo, molto molto negativo, si è abbattuto sulla mia idea degli Stati Uniti.
Donald Trump, un uomo volgare, violento, già condannato da un tribunale di New York (nei prossimi giorni si conoscerà la pena assegnatali), misogeno che nel 2020 ha favorito l’assalto a Capitol Hill (il Parlamento americano) non volendo riconoscere l’elezione a presidente di Joe Biden.
Ebbene quest’uomo è stato rieletto presidente degli Stati Uniti, battendo la candidata democratica Kamala Harris (subentrata in corsa al posto di Biden). Qualcuno dirà: "È la democrazia, bellezza!". Questo significa però che l’America ha perso i principi ispiratori della sua fondazione (1776).
Che la società è divisa in gruppi etnici e in religioni totalmente diverse che hanno un minimo comune denominatore nel dollaro.
Il popolo statunitense valuta il proprio benessere senza pensare al prossimo, né all’interno né all’esterno dei propri confini. Credere oggi alla democrazia americana è come sperare di vincere dei soldi al gioco delle tre carte dove il vero vincitore è il truffatore.
Per questa ragione quasi a fine vita mi trovo ad essere più convinto che è stata una fortuna nascere in Europa e a Firenze. E tanti saluti agli americani!