
L'équipe che ha eseguito il delicato intervento
Bagno a Ripoli (Firenze), 20 settembre 2019 - Aveva un tumore al rene, che rischiava di farle perdere la funzionalità dell’organo; ma grazie a una tecnica innovativa applicata per la prima volta in Toscana e tra le prime in Italia all’ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri, nel giro di 48 ore dall’intervento potrà tornare a casa col rene funzionante. La signora di 65 anni del Mugello operata dall’équipe guidata dal dottor Andrea Gavazzi nella struttura complessa di urologia diretta dal dottor Niceta Stomaci che afferisce al dipartimento delle specialistiche chirurgiche diretto dal dottor Stefano Michelagnoli.
"Abbiamo eseguito il primo intervento di nefrouretercotomia laparoscopica con tecnica 3D - spiega Gavazzi che ha condotto come primo operatore l’intervento insieme al dottor Tommaso Jaeger -. Il nodulo al rene è stato trattato con performance simili alla robotica, ossia con una migliore visione e profondità dei dettagli anatomici. In questo modo abbiamo eliminato radicalmente il tumore, riducendo al minimo le complicanze".
Oggi la signora potrebbe già essere dimessa. "Qualche giorno fa – ricorda il chirurgo - avevamo trattato anche un paziente toscano di 78 anni con l’asportazione totale del rene e dell’uretere. Grazie all’utilizzo della tecnica 3D, non sono state necessarie trasfusioni e il rischio infezioni è stato ridotto al minimo. Il paziente gode di ottima salute ed è stato dimesso in tre giorni".
I successi ottenuti in questi due casi, con la prima applicazione in ambito urologico di questo intervento, apre la possibilità di utilizzarlo con altre patologie, come quelle malformative del rene per pazienti anche molto giovani o neoplasie della vescica e della prostata. L’intervento di mercoledì è durato circa un’ora con la presenza in sala chirurgica dell’anestesista Maria Beatrice Padelletti, gli infermieri Paola Frappi, Carlo Romano, Massimiliano Vitellaro e il caposala del comparto operatorio Enrico Pelo. Un lavoro di squadra perfetto e veloce che ha permesso di sfruttare al meglio un’apparecchiatura presente al Santa Maria Annunziata da pochi mesi, ma ora utilizzato per i primi due interventi, in attesa di nuovi campi di applicazione.