BaldiPopolo acuto quello fiorentino, ma avvezzo a contraddirsi nei secoli. Prendiamo il turismo. O meglio la sua declinazione negativa, il cosiddetto overtourism, quello i cui registi, nella smania del quattrino facile, tendono a portare a uno snaturamento del tessuto sociale prima e dell’estetica urbana poi.Con colpevole ritardo ci siamo accorti che la fragilità di Firenze necessitava accorgimenti (forse palliativi...) per cercare di governare il fenomeno nel tentativo disperato di restituire un po’ di autenticità e di bellezza alla città. Bene, giusto. Evviva.Poi però annotiamo sul taccuino – e scattiamo pure qualche foto – allo scempio gratuito del mercato di Sant’Ambrogio, uno degli ultimi luoghi ruvidi e popolari del centro storico. Neanche sono terminati i lavori di riqualificazione e già le mani balorde di qualche writer senza talento hanno imbrattato le mura tinteggiata solo da pochi giorni. Non di bei murales – che comunque dovrebbero un domani, eventualmente, essere autorizzati – ma di scarabocchi senza senso. Qualche settimana fa la basilica di Santo Spirito fu per l’ennesima volta scambiata per una lavagna e imbrattata.Non importa affidare le indagini a Sherlock Holmes per capire che i vandali di Sant’Ambrogio o dell’Oltrarno non sono certo turisti giapponesi o australiani. Quindi? Quindi prima di fare la morale agli ’involontari’ protagonisti dello snaturamento cittadino facciamoci un piccolo esame di coscienza. Se per primi noi non rispettiamo la città perché stracciarsi le vesti se un fenomeno come il turismo di massa ne cambia i connotati?
CronacaTuristi bistrattati. Ma tocca a noi fare ’mea culpa’