Caroppo
Tutti coinvolti, nessuno escluso. Una chiamata alla responsabilità collettiva perché il problema è particolarmente rilevante e riguarda i nostri ragazzi, la loro realtà, il loro giovane vissuto e il loro futuro. Tutti coinvolti, nessuno escluso.
Sono chiamati a fare la loro parte ora più che mai: la famiglia, in primo luogo i genitori che assolutamente devono dare esempio positivo, essere protagonisti, non sono ammesse assenze; la scuola quale luogo di formazione ma anche di ascolto; le società sportive e culturali dove i ragazzi vivono ore condivise con altri coetanei, gli oratori e le parrocchie, medici di famiglia e pediatri. Il bullismo e il cyberbullismo sono ormai fenomeni non passeggeri, ma che stanno maledettamente mettendo radici. Complice un uso drogato del digitale a partire dallo smartphone sempre in mano. E allora è necessario parlarne il più possibile, non minimizzare anche piccoli segnali, far capire che c’è sempre qualcuno pronto ad ascoltare o meglio ancora ad intercettare il malessere. Il bullismo del terzo millennio e la pericolosissima versione cyber sono capaci di lasciare ferite profonde che si rimarginano con difficoltà e talvolta, purtroppo, hanno generato anche tragedie e dolore senza fine.
Gli esempi a volte possono essere più efficaci di tante parole. Il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa“ fa capire ai nostri giovani cosa succede concretamente quando offese e minacce diventano sopruso quotidiano: una lezione al cinema che tantissimi studenti nelle nostre regioni hanno avuto l’occasione di imparare.
L’Unicef per la giornata contro il bullismo ha prodotto un video testimonianza con Camilla, la figlia dell’allenatore Roberto Mancini dal titolo “Rompi il silenzio, ferma il bullismo“. Bene così.
Parliamone, ascoltiamo, interveniamo. Tutti convocati, nessuno escluso. Anche per capire perché un ragazzo diventa bullo in classe, in piazza e sul cellulare. Anche lui va aiutato. A cambiare.