Tutti i guai della Pergola. Dalle poltrone vuote ai fondi mancanti . Ecco i verbali dei Cda

Pesano le annessioni di Rifredi ed Era. Negli atti del Consiglio le preoccupazioni dell’ex presidente Sacchi. Resta il tema delle spese.

Tutti i guai della Pergola. Dalle poltrone vuote  ai fondi mancanti . Ecco i verbali dei Cda

Pesano le annessioni di Rifredi ed Era. Negli atti del Consiglio le preoccupazioni dell’ex presidente Sacchi. Resta il tema delle spese.

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Milioni che mancano, botteghini che piangono, conti che non tornano. I piani dimagranti per il futuro, oltre ai tagli già importanti dei big Favino e Accorsi, ma anche la necessità di onorare gli impegni economici presi dei soci, tra cui Palazzo Vecchio e la Regione. Ci sarebbe anche questo dietro alla crisi della Pergola e del Teatro della Toscana, secondo quanto emerge dalle carte acquisite dai consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Angela Sirello e Matteo Chelli.

Dai verbali del cda del 18 gennaio scorso, all’epoca presieduto da Tommaso Sacchi, assessore alla cultura a Milano e prima a Firenze, emerge che la Pergola e Rifredi (quest’ultimo inglobato nel 2022 nel Teatro della Toscana di cui fa parte anche l’Era di Pontedera) nell’esercizio 2023 hanno incassato 51mila euro in due. Numeri risicati in particolare per Rifredi, che tra l’ottobre 2023 e l’11 gennaio 2024 ha staccato appena 6361 biglietti contro i 29250 della Pergola.

I teatri toscani sono anche un Teatro Nazionale, status che, dal 2014, porta un contributo governativo da 2 milioni; ma questa condizione è anche una ganascia dentro a cui si muove Marco Giorgetti, il direttore generale del Teatro della Toscana che si sente la poltrona scricchiolare, ma è pronto a difendersi per rispedire al mittente i rumors di spese troppo onerose, nonostante le difficoltà finanziarie dell’Ente. Sempre Giorgetti ha fatto presente al cda - emerge dagli atti - che "al fine chiudere il 2024 con il mantenimento della posizione di teatro Nazionale, occorre un’ulteriore contribuzione da parte dei soci per 1,1 milioni, al fine di attestare il livello contributivo in complessivi 8,6 milioni".

I conti però faticano a quadrare. La Regione non ha ancora confermato in pieno la propria quota (2 milioni); Palazzo Vecchio ha erogato 1,3 milioni anziché 1,6 come previsto nel bilancio preventivo. "La diminuzione del contributo da parte del Comune di Firenze determinerà l’aggravarsi del disavanzo previsto per il 2023, almeno per 300mila euro", è scritto nel verbale. I sindaci revisori hanno “avvisato“ il cda sulla necessità di mantenere i conti in ordine, ma hanno anche rilevato la poca puntualità dei versamenti da parte dei soci. Non solo. Sotto gli attuali 7,5 milioni di base contributiva su cui può contare il Teatro della Toscana, il cda ritiene di non poter scendere e per questo motivo "non sono ipotizzabili ulteriori tagli perché si andrebbe certamente al di sotto dei requisiti minimi ministeriali, con l’esito nefasto della perdita dello status di Teatro Nazionale".

Sacchi ha precisato che sarà necessario sondare la disponibilità dei soci alla conferma del proprio contributo, ma ha anche sottolineato l’importanza della contribuzione aggiuntiva "per coprire un fabbisogno che si determina, come per il 2023 (quando sono state attinte risorse dal fondo di riserva, ndr) non già a causa di una gestione non oculata ma in ragione delle scelte stesse assunte dai soci all’inizio del triennio scorso". Nell’ultimo cda prima del voto, a maggio, l’ok all’extragettito di 1,1 milioni è stato però rimandato al post voto.

E con il nuovo assetto politico la stima per Giorgetti (“verbalizzata“ da Sacchi) non pare più la stessa. Ieri intanto l’assessore alla cultura Bettarini (in attesa della nomina di un successore di Sacchi), rispondendo a una domanda del forzista Alberto Locchi, ha assicurato che il nuovo cda "sarà convocato entro questo mese". "Da quello che emerge dai verbali tutti i soci rappresentati nel cda, compreso il presidente Sacchi, delegato del sindaco Nardella, erano perfettamente consapevoli della situazione - tuonano Sirello e Chelli -. La situazione finanziaria del Teatro della Toscana è critica e richiede interventi urgenti. L’obiettivo primario – concludono – è preservare lo status di Teatro Nazionale. Se qualcuno sapeva qualcosa di altro avrebbe dovuto dirlo in quella sede".