OLGA MUGNAINI
Cronaca

Tutti sulla nave con Luca Ward: "Con me va giù la quarta parete"

Stasera al Puccini ’Il talento di essere tutti e nessuno’, racconto intimo e coinvolgente nella vita del doppiatore "Le potenzialità della mia voce? Scoperte a 17 anni quando vendevo bibite all’autodromo Vallelunga".

Luca Ward in scena stasera al Puccini

Luca Ward in scena stasera al Puccini

Pronti a partire su una nave insieme a Luca Ward? Da qualche parte spunterà Pierce Brosnan, Russell Crowe, Hugh Grant e Samuel L. Jackson. Del resto, i grandi divi americani sono entrati nel nostro immaginario grazie alla sua voce.

Ma lo spettacolo che va in scena stasera alle 21 al teatro Puccini, è molto di più. È un viaggio appunto, insieme al grande attore e doppiatore, per sperimentare po’ tutti ’Il talento di essere tutti e nessuno”, come dice il titolo dello show’.

Luca Ward, come nasce questo spettacolo? "Da un’idea che ho sempre avuto del teatro, dove il pubblico è partecipe dello spettacolo. Ma in passato non era consentito, non potevi neanche guardare la platea, c’era la famosa ’quarta parete’ che non ho mai amato molto. Così ho fatto questo spettacolo dove lo spettatore è partecipe. La gente può interagire, salire sul palco con me. Faccio fare del doppiaggio, insegno ad essere cattivi per finta, che nella vita può servire. L’altra sera una signora di ottant’anni ha doppiato ’Via col vento’...".

E siamo idealmente su una nave. "Sì, partiamo da Boston, luogo d’origine della mia famiglia. Mio nonno era un comandante della marina mercantile americana. Da lì si va in giro mentre io racconto un po’ di cose. Il pubblico si sfoga, e si scoprono personaggi incredibili".

Cioè il pubblico ha potenzialità inespresse. "Assolutamente sì, pazzesche. Del resto tutti nella vita recitiamo una parte e siamo tutti degli attori. Proprio a Boston ho portato di recente questo spettacolo al Somerville Theatre, in italiano, perché è una lingua riconosciuta come una delle più importanti al mondo. E il pubblico si è divertito moltissimo, italiani e americani".

Perché questo titolo ’Il talento di essere tutti e nessuno’? "Perché alla fine, dopo tutti questi personaggi chi c’è? Luca, viene fuori lui, con la sua forza di uomo, padre, figlio, marito, fratello eccetera. Ed è quello a cui tenevo particolarmente. Di noi artisti si sa sempre molto, ma spesso sono cose sbagliate".

Ad esempio? "Si pensa che gli attori siano fortunati. Sì, è vero, facciamo un lavoro che abbiamo scelto e che ci piace. Però come tutti i mestieri ci sono i lati negativi. Basti pensare che gli attori sono tre volte gli operai della Fiat, ma quanti poi lavorano? Magari sono bravissimi, ma il pubblico non li conoscerà mai".

Quando si è accorto di avere questa voce così seducente? "Più o meno a 17 anni, quando all’Autodromo Vallelunga vendevo le bibite sugli spalti. Mi ero inventato un piccolo stratagemma specialmente con le signore, che magari mi chiedevano un pacchetto di patatine e io dicevo: ’Se le recito una poesia di Prevert o Neruda me ne compra due?’. E funzionava. Mica sapevano che ero già un attore che lavorava da anni. Con questa cosa delle poesie svuotavo la cassetta e guadagnavo un sacco di soldi. Lì ho capito che più dell’immagine contava la voce".