
Ucciso a sangue freddo "Trent’anni sono pochi"
di Sandra Nistri
Trent’anni. La Corte d’assise d’appello di Messina ha confermato integralmente la condanna di primo grado a carico di Salvatore Russo, il 32enne di Paternò che, il giorno di Ferragosto del 2019, aveva ucciso in Sicilia un giovane residente a Sesto, Fabrizio Contiguglia 27 anni appena, e lo zio Antonino Contiguglia di 62. Il duplice omicidio era scaturito dopo un litigio, apparentemente banale, per un pass auto da invalidi, nel pieno centro di Ucria: durante un chiarimento, qualche ora più tardi di un primo scontro verbale, l’imputato aveva sparato, con una pistola detenuta illegalmente, ad alcuni membri della famiglia Contiguglia uccidendo sul colpo Fabrizio, che si trovava in vacanza, e lo zio. Il collegio penale, presieduto dal giudice Carmelo Blatti, ha ribadito in toto le conclusioni del processo di primo grado confermando anche le assoluzioni, con la formula "il fatto non sussiste", per gli altri imputati e per i reati minori del processo: i parenti delle vittime ovvero Vittorio Contiguglia, Santino Contiguglia e il figlio Salvatore che rispondevano, tutti e tre, di violenza privata in concorso.
Con la conferma integrale delle conclusioni del primo grado vengono implicitamente confermati anche i risarcimenti, fra l’altro a favore della mamma di Fabrizio, Benedetta Ricciardi.
Nessun risarcimento economico, però, potrà colmare un dolore insostenibile, fra l’altro scaturito da motivi davvero futili come una lite per un posto auto: "Avevo molta paura prima che la sentenza di appello venisse resa nota – racconta Benedetta il giorno dopo il pronunciamento del Tribunale – perché in questi anni ho visto davvero tante cose sbagliate riguardo la vicenda di mio figlio. Quindi, da una parte sono contenta che la sentenza di primo grado sia stata integralmente confermata ma continuo a ritenere che trent’anni per un duplice omicidio siano pochi. Per chi uccide a sangue freddo due persone ci dovrebbe essere il fine pena mai. A questo punto posso solo confidare nel fatto che l’assassino di mio figlio passi in carcere tutti i trenta anni della condanna. Per quanto mi riguarda la mia è una condanna perpetua: da quatto anni non ho più mio figlio e non lo riavrò mai, non potrò vedere come sarebbe stata la sua vita. Ancora non mi sembra vero che Fabrizio non ci sia più e non riesco a capacitarmi di questa ingiustizia".