"Mi devo togliere questo peso", ha detto ai genitori. E si è presentato spontaneamente ai carabinieri a dire che, nella notte di spranghe e coltelli in cui ha perso la vita il 17enne Maati Moubakir, c’era anche lui. Ma non solo lui: sono sei (il più grande ha 22 anni, il più giovane è diventato maggiorenne lo scorso settembre) gli indagati per la rissa avvenuta all’alba di domenica 29 dicembre, rissa culminata nell’omicidio del giovane di Certaldo.
Però, la posizione centrale dell’inchiesta condotta dai carabinieri, sembra proprio quella di un italiano di Campi Bisenzio, 19 anni ancora da compiere, che sabato scorso ha suonato alla caserma dei carabinieri di Signa per collocarsi nelle strade della cittadina alla periferia di Firenze dove si sarebbe consumato un violento scontro fra bande finito nel sangue. Lui avrebbe ammesso di aver partecipato, che avrebbe impugnato anche un coltello, ma i suoi fendenti non avrebbero ferito a morte il 17enne di Certaldo, ma provocato "solo" alcune ferite alla spalla.
Secondo la ricostruzione della procura, invece, sarebbe stato proprio lui a inseguire Maati dopo un primo scontro in un giardino vicino alla discoteca dove la vittima aveva trascorso la serata; lo avrebbe tirato giù dal bus su cui stava salendo e lo avrebbe finito con una coltellata mortale al torace. Dinamica figlia della consultazione di molte telecamere – comprese quelle dell’autobus e altre presenti tra via Tintori e via Buozzi –, ma appunto assai più pesante rispetto a quanto avrebbe ammesso il giovane dinanzi ai militari, che, almeno per il momento, lo hanno lasciato a piede libero come del resto gli altri cinque indagati.
Stamani, il sostituto procuratore Antonio Natale affiderà l’incarico al medico legale Susanna Gamba, proprio per stabilire quante e quali coltellate abbiano raggiunto Moubakir, trovato cadavere in prossimità della fermata. Il 18enne, difeso dagli avvocati Francesco Ceccherini e Francesco Tesi, parteciperà all’accertamento che era stato iniziato e poi interrotto proprio per l’imminente svolta nelle indagini, con un proprio consulente, il professor Marco Di Paolo di Pisa.
"Una ricostruzione agghiacciante, il quadro probatorio ipotizzato è di una ferocia inaudita, la famiglia è sconvolta da questa crudeltà", commenta l’avvocato dei genitori di Maati, Filippo Ciampolini, auspicando che le indagini si chiudano in fretta e che si arrivi in fretta alle condanne. "Lascio lavorare gli inquirenti nella speranza che tutto questo tempo che sta passando serva per arrivare a un punto fermo – aggiunge la madre della vittima, Silvia Baragatti –. Come sto? Come una madre che ha perso un figlio. Mi piacerebbe sapere come stanno i genitori di quei giovani che hanno ammazzato mio figlio". Resta incerto ancora il movente, ma prende sempre più corpo l’ipotesi di uno scontro fra bande (acceso da futili motivi, forse un apprezzamento a una ragazza) avvenuto nel territorio di Campi Bisenzio, coi locali da una parte e quelli venuti da fuori dall’altra.
Non si può escludere un primo screzio nel locale da ballo (ma non tutti gli indagati avevano partecipato alla serata), ma di certo la parte più cruenta del duello è avvenuto in un parco di fronte a una scuola media. Qui, Maati avrebbe subito un’aggressione con bastoni, caschi e un coltello. Dopo che era riuscito ad allontanarsi, avrebbe ricevuto l’ultima coltellata, quella letale, forse sferrata da un secondo coltello.