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Un anno di dolore. Targa in ricordo delle cinque vittime: "Verità per Luigi"

La vedova Coclite: "Non fu un incidente, ma omicidio sul lavoro". Poi la processione con l’imam e il messaggio dell’arcivescovo. .

La vedova Coclite: "Non fu un incidente, ma omicidio sul lavoro". Poi la processione con l’imam e il messaggio dell’arcivescovo. .

La vedova Coclite: "Non fu un incidente, ma omicidio sul lavoro". Poi la processione con l’imam e il messaggio dell’arcivescovo. .

di Pietro Mecarozzi

Luigi Coclite, Mohamed El Ferhane, Bouzekri Rahimi, Mohamed Toukabri e Taoufik Haidar. Sono i nomi incisi nella targa di marmo che a un anno dalla strage di via Mariti è stata affissa ai margini del cantiere sotto sequestro. Cinque vittime. Cinque famiglie dilaniate dal dolore. Che adesso chiedono, anzi, pretendono giustizia.

ll ricordo dei lavoratori morti è stato salutato con un lungo applauso. La presentazione della targa ha aperto la commemorazione, alla presenza della sindaca di Firenze Sara Funaro, di molti primi cittadini dei comuni dell’area fiorentina, del procuratore generale Ettore Squillace Greco, dell’imam Izzedin Elzir, e del presidente Anmil Firenze Alessandro Lari.

Presente alla cerimonia, tra gli altri, anche la moglie di Coclite, Simona Mattolini, che – di fronte al "no" del ministro della Giustizia Carlo Nordio circa l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro – dice: "Spero che non gli capiti mai niente del genere. E con Esselunga gli unici contatti che ho avuto sono le mail con gli sconti che mi arrivano ogni settimana".

E ancora: "Mi fa molto piacere questo momento di ricordo, l’unica cosa smettiamola di chiamarli incidenti sul lavoro, perché sono veri e propri omicidi sul lavoro".

Oltre a lei ci sono i legali di alcune delle vittime, tra cui Giovanni Augello, che rappresenta la famiglia di Mohamed Toukabri, e Paola Santantonio, che assiste la vedova. "Abbiamo appreso dell’iscrizione nel registro dei tre indagati dalla stampa – tuona Augello –. Ci aspettavamo una collaborazione ben diversa. Abbiamo famiglie che vogliono risposte e non potergliele dare è una cosa che tocca, siamo davanti a cinque vite spezzate".

L’avvocata Santantonio invece critica tempi e modi: "Dopo 12 mesi avere un sequestro preventivo non ce lo aspettavamo. Ce lo aspettavamo mesi fa, dopo un anno non ha senso", dice.

Quella di via Mariti, ha detto la sindaca Sara Funaro, "è una ferita aperta nella nostra città, per questo oggi abbiamo fatto questo atto simbolico e di vicinanza alle famiglie delle vittime mettendo una targa coi nomi in ricordo dei lavoratori che non ci sono più".

Firenze c’è "per le famiglie e per fare in modo che tutti i lavoratori siano tutelati, su questo terremo sempre altissima l’attenzione", continua. In merito al futuro dell’area, ha aggiunto, "il mio auspicio sarebbe quello di avere un luogo dedicato alla cittadinanza, un luogo verde e di socialità, questa sarebbe la scelta più giusta. Ci confronteremo per capire se può esser fattibile".

Un corteo silenzioso ha poi sfilato in processione accanto al cantiere dove è stata deposta una corona di alloro e si è tenuto un momento di preghiera: l’imam Izzedin Elzir ha letto la prima sura del Corano, monsignor Giancarlo Corti, invece, un messaggio dell’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli. "Il tempo non ha cancellato la memoria di quanto tristemente e ingiustamente accaduto e il nostro cuore è sempre addolorato per queste persone che non ci sono più, per i loro familiari e per i loro cari che soffrono la loro assenza, per la mancanza del loro affetto", recita parte del testo.

A seguire la messa nella chiesa vicina al cantiere. L’imam è in prima fila, vicino al presidente del consiglio comunale Cosimo Guccione. "Siamo di fronte a un mondo che funziona solo in funzione del denaro, e in funzione del denaro si sacrifica la vita delle persone – dice il parroco durante l’omelia –. Ci sono radici troppo ferme sulle ricchezze, ma così la nostra vita si inaridisce".