
Un ’calcio’ al regime afghano "Scappata per tornare a giocare"
di Manuela Plastina
"Mai avrei pensato che tornasse il periodo buio, quello di cui raccontava mia mamma parlando della sua adolescenza. In Afghanistan ho lasciato i miei affetti più cari, la mia famiglia: non è stata una scelta facile". Fatima si emoziona nel ripensare a quel 15 agosto del 2021 quando è dovuta scappare dalla sua terra. È fuggita per non rischiare di morire, condannata da leggi assurde che non consentono a una donna di giocare a calcio. Eppure per lei questo sport è vita, aggregazione, amicizia. Quel 15 agosto "era il caos all’aeroporto di Kabul, pronta insieme alle altre ragazze a lasciare il nostro Paese" ha raccontato Fatima di fronte a un pubblico commosso dalle sue parole nella biblioteca di Reggello. Insieme alle sue amiche atlete, ha trovato rifugio a Firenze grazie all’impegno del Cospe. "Sarò sempre grata al nostro coraggioso allenatore perché, nonostante le minacce che gli venivano rivolte da più parti, non ci ha mai abbandonato, sacrificando se stesso e la famiglia". E proprio lui, coach Nausiri, accompagna ancora una volta Fatima nell’incontro organizzato da PQE Group con l’ospitalità della SSD Resco Reggello. Anche lui ha dovuto abbandonare la propria terra e la propria famiglia, altrimenti non avrebbero più potuto praticare lo sport né frequentare la scuola o gestire esercizi commerciali.