ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Un comitato per Maati: "Adesso basta violenze. Così aiuterò i giovani"

La mamma del 17enne massacrato dal branco: "Non perdono chi l’ha ucciso. Faremo incontri per sostenere adolescenti e gestione della rabbia".

I genitori di Maati e altri esponenti del comitato con le maglie che raffigurano il suo volto

I genitori di Maati e altri esponenti del comitato con le maglie che raffigurano il suo volto

Nessuno le potrà mai restituire suo figlio. Ma un dolore atroce può trasformarsi in forza. Specialmente se questa forza arriva da una mamma determinata a lanciare un messaggio contro ogni forma di violenza. Una mamma che ora vuole aiutare gli adolescenti a gestire la loro rabbia. Vuole cambiare le cose, evitare che altri giovani perdano la vita per la furia omicida del branco. Si chiama ’A-Maati, amati e riuscirai ad amare’ ed è il comitato nato dalla volontà di Silvia Baragatti, la mamma-coraggio di Maati Moubakir, il 17enne ucciso con 5 coltellate lo scorso 29 dicembre a Campi Bisenzio perché scambiato, secondo quanto ricostruito dalle indagini, per un altro ragazzo.

Silvia, come nasce il comitato?

"Dall’idea di tenere viva la memoria di mio figlio e dal supporto che mi hanno dato tanti genitori. Maati poteva essere il figlio di chiunque. Vogliamo portare un messaggio di amore a ragazze e ragazzi, contribuire a ricostruire una società sana su macerie di emozioni sbriciolate dalla rabbia e dall’odio annidato dentro ognuno di noi".

Come si raggiunge l’obiettivo?

"Avvieremo collaborazioni con le scuole, le amministrazioni, le associazioni sportive e di volontariato. Vogliamo creare gruppi di ascolto e di supporto agli adolescenti in modo da rafforzare la loro autostima. Fornire loro strumenti validi per la gestione della rabbia, diminuire il loro senso di solitudine e rinsaldare il loro senso di appartenenza. Ma anche creare eventi di aggregazione e incanalare l’energia degli adolescenti in azioni positive".

Un appello rivolto a tutti i giovani di oggi. Un messaggio forte di speranza...

"Tutte le mattine apro il giornale e leggo di adolescenti che si azzuffano, si accoltellano. A mio figlio è stata congelata la vita a 17 anni, chi ha sbagliato pagherà rinunciando alla propria libertà. Non credo che la loro ambizione fosse quella di finire in carcere, dobbiamo far capire ai ragazzi che ogni azione porta a delle conseguenze precise".

E ora con il comitato vuole lanciare un segnale di distensione...

"Di cambiamento. Mi rendo conto che è un’ambizione alta. Ma vogliamo provarci. Dopo ogni tragedia usiamo sempre le stesse parole: “Sia l’ultimo“. Ma noi vogliamo provarci davvero, fare di tutto per cambiare le cose, creando spazi di ascolto per gli adolescenti, iniziative a livello locale. La primissima mossa sarà la donazione di alcuni alberi in memoria di Maati".

Uno dei testimoni della vicenda ha detto che è stato costretto a cambiare casa per colpa delle minacce ricevute. Come la fa sentire?

"Trovo assurdo che una persona si debba sentire in colpa per aver detto la verità. Siamo arrivati alla follia. Questa persona ha fatto ciò che dovrebbe fare ogni singolo cittadino e invece viene attaccato. Così è un mondo alla rovescia, questo i ragazzi lo devono capire".

Cosa la tormenta più di tutto?

"Che in certi giovani di oggi sembra esserci una totale mancanza di empatia. Non capiscono che con la loro azione hanno distrutto un’intera famiglia. La sorella di Maati piange tutto il giorno, ha 15 anni e ogni mattina non sa come fare ad andare a scuola".

Riuscirà mai a perdonare chi ha ucciso suo figlio?

"Uccidere un ragazzo di 17 anni è una cosa indicibile. In questo momento non conosco perdono".