di Stefano Brogioni
L’Università di Firenze ha annullato l’esito del concorso di associato di malattie odontostomatologiche e “licenziato“ il vincitore, il professor Francesco Cairo. Sia Cairo, che il concorso in questione, sono oggetto dell’inchiesta sulla presunta “cattedropoli“ di Careggi e Meyer. Ma a far scattare il provvedimento firmato dalla rettrice Alessandra Petrucci non è stata l’inchiesta penale, bensì l’esito del ricorso al Tar vinto dall’unico sfidante di Cairo, un professore dell’università di Siena. Il Tar ha annullato il concorso e ora l’Ateneo ha disposto "la cessazione del prof Francesco Cairo dal ruolo di professore associato". Ai fini giuridici si torna alla situazione del 1 settembre 2020, cioè quando il cda aveva approvato la chiamata del vincitore. La rettrice ha dato altresì mandato agli uffici "di procedere alla verifica dell’attuale interesse del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica a ricoprire la posizione in parola e, successivamente, all’avvio della procedura per l’approvazione da parte degli organi di Ateneo e la conseguente pubblicazione del bando".
Si riazzera tutto, insomma. Il precedente bando era stato contestato perché ritenuto “vestito“ su misura dell’interno, Cairo, già ricercatore a Careggi. Per la sua decisione, il Tar, aveva pescato a piene mani dagli atti dell’indagine penale, giunta qualche settimana fa alla sua conclusione (23 gli indagati). In quella sterminata mole di carte, frutto di anni di indagini della guardia di finanza, si ipotizza che il bando fosse stato scritto dallo stesso candidato. Una bozza somigliante a quanto pubblicato dalla facoltà di Medicina il 17 aprile del 2019, è infatti spuntata da uno dei dispositivi di un coindagato di Cairo, il professore Corrado Poggesi, il cui autore, dalle analisi informatiche sul documento, sarebbe proprio lo stesso vincitore. A supporto della tesi dell’accusa – sostenuta dai pm Luca Tescaroli e Antonino Nastasi – anche un’intercettazione in cui una professoressa, Gabriella Pagavino, si esprime come se, nell’ambito dell’assetto di malattie odontostomatologiche di Careggi, ci fosse già un piano prestabilito per "far progredire Cairo", a costo anche – sono ancora le conversazioni intercettate a rivelarlo - di una "dispensa papale", inteso come un via libera dall’alto, cioè del rettore di allora, Luigi Dei.
"La predeterminazione del profilo risultato poi vincitore e il manifestato intento di far progredire un determinato candidato – ha riassunto il Tar -, costituiscono elementi indiziari univoci, suscettibili di incidere così gravemente sulla legittimità di una procedura concorsuale che, in quanto tali, non possono essere trascurati".