
Pietre d’inciampo spiegato dalla classe
Camminando per molte città in Italia e in Europa, è possibile "inciampare" in alcuni monumenti speciali, piccoli quadrati di ottone, 10 cm x 10 cm, incastonati nei marciapiedi. Si tratta delle cosiddette Pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine), a testimonianza di uno dei periodi più bui della storia dell’umanità. Nate con l’obiettivo di far inciampare con lo sguardo i passanti e far loro ricordare cosa è successo in quel punto preciso durante le persecuzioni nazifasciste. Queste sono posizionate, infatti, davanti all’ingresso dell’abitazione delle vittime delle deportazioni. Sopra ogni Pietra sono incisi il nome, la data della cattura, il luogo di deportazione e la data della morte di coloro che non sono tornati. In questo modo si ricordano le vittime dello sterminio come esseri umani e non come numeri; il loro nome non potrà essere più cancellato. Questo progetto rappresenta un modo di fare memoria di grande forza, rende la storia viva e presente, inserendola nel tessuto urbano e sociale delle città. È stato ideato dall’artista tedesco Gunther Demnig. Le prime pietre sono state installate nel 1995 e da allora ne sono state posizionate oltre 70.000 in molti paesi europei, tra i quali l’Italia. A Firenze la prima pietra è stata deposta nel 2020. Oggi ce ne sono 137. Ogni pietra d’inciampo viene fatta a mano e i fondi per realizzarle vengono raccolti con donazioni. Inciampare diventa un modo diverso di conoscere la storia e ricordare, perché una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome.