REDAZIONE FIRENZE

"Un rapporto di stima e amicizia" L’abbraccio degli eredi di Balducci

Intervista al presidente della Fondazione, che presenta oggi la sua biografia di padre Ernesto "L’arcivescovo ci è stato sempre vicino partecipando in tutti questi anni alle nostre iniziative"

A cento anni dalla sua nascita e 30 anni dalla sua morte, le parole di Ernesto Balducci lette oggi sono quanto mai di stretta attualità. Andrea Cecconi, presidente della Fondazione Balducci e suo storico collaboratore, ha tracciato un profilo un profilo diverso di padre Ernesto, a tratti inedito, che racconta la sua storia umana e cristiana, per certi aspetti ancora oggi attuale nel coraggio di mantenere fede alla parola di testimone del Vangelo, calato nella storia e nella vita politica e sociale, in un mondo sempre più secolarizzato. “Non sono che un uomo. Ernesto Balducci. Un profilo biografico” è il nuovo volume edito da San Paolo che sarà presentato oggi pomeriggio alle 17,30 nella Sala del Basolato in piazza Mino a Fiesole. Con l’autore interverranno monsignor Mario Meini, vescovo emerito di Fiesole, Vannino Chiti scrittore e politico, don Fabio Corazzina parroco.

Professor Cecconi, per circostanze del tutto imprevedibili la presentazione del suo ultimo libro arriva in un momento di passaggio per la diocesi di Firenze, che ha iniziato il lungo cammino per accogliere il successore dell’attuale arcivescovo. Cosa ne pensa?

"Il rapporto della Fondazione Balducci con il cardinale Giuseppe Betori è sempre stato di stima reciproca e di amicizia. Il cardinale arcivescovo ci è stato vicino in ogni occasione, partecipando alle nostre iniziative e agli eventi promossi in questi anni. Ci dispiace molto che sia giunto il momento delle sue dimissioni canoniche, pur certi che Papa Francesco saprà individuare un successore adeguato e attento ai bisogni degli ultimi, all’accoglienza ed al rapporto con l’altro, in tempi peraltro difficili tra la pandemia ancora non del tutto conclusa e la guerra in Ucraina".

I rapporti di padre Ernesto con le gerarchie e viceversa non sono stati dei più facili: è una dialettica ancora attuale?

"Non è stato semplice, anche per la critica che il padre scolopio muoveva verso la chiesa preconciliare ed il suo assetto verticistico; ma definirlo ancora “prete del dissenso” significa ignorare che Balducci non fu né prete del dissenso né del consenso: fu sempre alla ricerca di un nuovo senso della chiesa. Quella critica oggi, anche grazie all’avvento di Papa Francesco, ci pare in parte superata".

Cosa significa oggi la frase “Non sono che un uomo”?

"Lo scrisse Balducci in conclusione di un suo saggio per valorizzare “l’umanità” presente in ogni individuo, rispetto alle connotazioni identitarie di carattere sociale o ideologico".

Come essere testimoni della speranza indomabile?

"La speranza non può essere soltanto enunciata: deve essere alimentata con l’impegno e la testimonianza. Altrimenti resta soltanto un’affermazione di buone intenzioni, ma sterile".

Cosa sopravvive del pensiero balducciano per un ecumenismo ecclesiale e sociale?

"Grazie proprio al nuovo modo di intendere il pontificato di Papa Francesco mi pare che anche l’ecumenismo, invocato da padre Balducci, trovi oggi un nuovo impulso e nuove prospettive".

Duccio Moschella