Un affresco che scandaglia l’animo umano, i suoi misteri, i suoi sentimenti contrastanti. Una vicenda, specchio di tante storie, ispirata da un fatto di cronaca avvenuto nella Toscana del 1963.
Col suo cortometraggio “Mala Mente“, Giovanni Guidelli ci riporta all’epoca dei manicomi, a quando la malattia mentale era una stigmatizzazione sociale, un inferno da cui non si usciva.
Il suo film, che ha scritto, diretto e interpretato, presentato oggi alle 19 al cinema La Compagnia di Firenze alla presenza del cast, con Giorgio Cantarini, Barbara Enrichi, Giulia Lippi, Francesca Vignocchi, Francesco Ciampi e lo stesso Guidelli. Ingresso libero.
"Diversi anni fa avevo pensato a una storia che squarciasse il velo attorno ai pazienti dei manicomi - spiega il regista e attore –, al trattamento che subivano, e più in generale a quanti casi di donne e uomini definiti “malati mentali” che invece di malato non avevano niente. Erano semmai scomodi: vuoi alla famiglia di provenienza, oppure a questo o quel regime… erano insomma indesiderati e mi sono chiesto quanti artisti avessero subito lo stesso loro trattamento, da Van Gogh a Camille Claudel, Dino Campana, Alda Merini, eccetra. E ne ho trovati moltissimi".
Prodotto dalla società senese Kahuna Film, il cortometraggio è stato girato a Scorgiano, nel comune di Monteriggioni, sono proseguite al Castello di Sorci ad Anghiari e all’Impruneta, per concludersi al Manicomio di Maggiano a Lucca.
Ispirato a un vero fatto di cronaca, “Mala Mente“ scandaglia le nostre paure ed è una storia d’amore e di redenzione. La storia inizia in un Manicomio Criminale nella Toscana del 1963 muovendosi poi per salti temporali e riportandoci nel Giugno 1940 quando l’Italia entra in guerra. "Una lettura importante è stata per me il libro “Le libere donne di Magliano“, di Mario Tobino - prosegue Guidelli –, che fu esso stesso direttore del reparto femminile dell’ospedale psichiatrico di Maggiano. Nel romanzo Tobino disegna dei ritratti femminili delle sue pazienti, che svelano un suo intimo affetto e rispetto nei loro confronti, una vicinanza a quel mondo e ai sogni di queste donne rifiutate dalla società. Ecco, così ho scritto una storia".
Nei 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia, a cui si deve la Legge che segnò la chiusura definitiva dei manicomi, “MalaMente“ riporta alla luce una storia d’amore e di redenzione degli anni ’60.