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Una corsa per Michela e le donne nel mirino

Nel 2016 l’ex marito uccise l’hostess di Peretola. Ogni anno si organizza una maratona per solidarietà e per raccogliere fondi. La madre: "Non accada più a nessuno"

"Qualche giorno fa un gruppo di bambini è corso verso di me indossando la maglia fucsia del "Corri per Michela". È stata un’emozione immensa". Paola Alberti sorride quando parla dei bambini e degli animali che sua figlia tanto amava. Perché Michela Noli, hostess di terra di Peretola, era entusiasta della vita, quella vita interrotta a soli 31 anni dalle mani violente del suo ex marito Mattia Di Teodoro che infierì su di lei con 47 coltellate la sera del 15 maggio 2016, per poi uccidersi a sua volta, tagliandosi all’addome e alla gola. Paola, il marito Massimo e i colleghi di Michela di Toscana Aeroporti in suo ricordo ogni anno organizzano una corsa di solidarietà per raccogliere fondi per l’associazione Artemisia e la sua attività contro la violenza sulle donne.

Quest’anno la maratona è solo virtuale, ma ha raccolto adesioni da molte associazioni sportive, da scuole, da famiglie. A Paola sono arrivate quasi 400 fotografie da tutta Italia con persone che indossano la maglietta simbolo della corsa. Domani alle 11 ci sarà la premiazione delle cinque associazioni che hanno raccolto più adesioni. Alla presenza dei rappresentanti del Comune, sarà al giardino di via Torcicoda intitolato proprio a Michela pochi mesi dopo la sua scomparsa. "Lo frequentano tanti bimbi e c’è anche un’area cani, come sarebbe piaciuto a lei".

Il legame con Artemisia, racconta mamma Paola, è stato immediato. "Ci sono stati vicini fin da subito, e insieme abbiamo deciso di fare di tutto perché quanto accaduto a Michela non debba accadere anche ad altre donne. Abbiamo realizzato un kit da distribuire nelle aziende e nelle scuole per imparare a riconoscere i segni della violenza, affinché ognuno di noi diventi una sentinella vigile e possa denunciare prima che sia troppo tardi". La famiglia Noli vuole realizzare anche un altro obiettivo: una legge contro "la omissione di conoscenza".

Per spiegare, bisogna ritornare a quei giorni, ad antefatti che valutati diversamente – e denunciati, o quanto meno segnalati – avrebbero potuto salvare la vita della giovane donna. L’assassino infatti aveva mandato tanti messaggi a un suo amico in cui annunciava la sua intenzione di ucciderla a coltellate e poi togliersi la vita.

"L’amico non ha parlato – dice Paola Alberti – nessuno parlò. L’avesse saputo, Michela non si sarebbe fidata ancora una volta dell’ex marito, non sarebbe scesa di casa quella sera e forse non sarebbe morta. Bisogna fare in modo di incitare le persone a parlare, responsabilizzarle per prevenire e salvare vite: deve cambiare mentalità la mentalità, si deve uscire dal silenzio. L’iter legislativo non è facile, ma andremo avanti nel nome di Michela".

In questa edizione di "Corri per Michela" sono già stati raccolti 3000 euro in favore di Artemisia. "Aderire è importante – ricorda Paola – soprattutto in questo momento storico. Nonostante la pandemia, il lavoro dell’associazione non si è mai fermato. Anzi, è aumentato perché sono aumentati i casi di violenza domestica anche in conseguenza del lockdown e della permanenza prolungata in casa. Siamo molto orgogliosi del lavoro di Artemisia e continuiamo a correre al suo fianco per Michela".

Manuela Plastina