Privitera
Una nuova impegnativa sfida per la sanità pubblica toscana, quella che tutti – da sinistra a destra – sostengono di voler difendere a beneficio dei cittadini. Una sfida che dovranno affrontare in via sperimentale i medici di famiglia, i professionisti da sempre in prima linea, che da anni lamentano la crescita costante del carico burocratico che va a scapito della loro attività clinica con i pazienti. E’ soltanto un primo passo – introdotto da una delibera regionale che anticipa la riforma dell’assistenza territoriale – che coinvolgerà cinquecento medici di base. Ma, dai risultati che produrrà, già si vedrà se è questa la strada giusta da intraprendere. Gli obiettivi da cogliere sono principalmente due: ridurre il numero di prestazioni non necessarie che ingolfano il sistema sanitario, andando a gonfiare le liste d’attesa già sature, e alleggerire i pronto soccorso. Quando andrà a regime – e speriamo che sarà davvero così in tempi non biblici – la rete delle case della salute nelle quali potremo trovare quei servizi di assistenza di base (dai prelievi del sangue agli esami ecografici, tanto per fare due esempi) oggi sparsi in vari presidi, potremo dire di aver davvero rinnovato un’organizzazione che ha fatto ormai il suo tempo. Si stanno affacciando alla professione centinaia di giovani medici che dovranno sostituire i dottori in età da pensione. Spetterà loro contribuire a questa nuova impostazione, ma dovranno poter contare su una formazione adeguata all’uso degli strumenti diagnostici messi a disposizione. Un cambio di passo strutturale li attende e ci attende come pazienti, in un quadro demografico profondamente mutato. All’orizzonte c’è un Paese di over 70, ognuno con gli acciacchi dell’età. Investire con decisione su una sanità di base robusta, anche in termini di prevenzione a cominciare dagli stili di vita, significa avere meno malattie croniche da curare e meno ricoveri in ospedale.