E’ il creatore di alcune tra le più riuscite maschere contemporanee: dal paradossale e grottesco Professor Kranz al timidissimo Giandomenico Fracchia per arrivare al servile e sottomesso ragionier Ugo Fantozzi, forse il personaggio più popolare dell’intera storia della comicità italiana. Stiamo parlando (ovviamente) di Paolo Villaggio, il grande artista genovese scomparso nel 2017 a 84 anni. Conosciuto soprattutto per i suoi film, Villaggio è stato prima di tutto scrittore: nel 2011 il suo libro "Fantozzi" (pubblicato nel 1971) per i 150 anni dell’Unità d’Italia è stato scelto dal comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura - Ministero delle Cultura - tra le centocinquanta opere che hanno segnato la storia dello Stato italiano. Adesso la sua grande arte di scrittore viene celebrata da un suo concittadino: "Una serata pazzesca" è lo spettacolo di Tullio Solenghi, ideato dallo stesso insieme a Sergio Maifredi per il Teatro Pubblico Ligure in scena domani (ore 21) al Teatro di Fiesole, nell’ambito della "Primavera Fiesolana".
Solenghi, domani sarà una ’serata pazzesca’?
"Assolutamente sì. Porto in scena il Villaggio meno conosciuto, il Villaggio scrittore, ripercorrendo la strada che me lo ha fatto conoscere artisticamente. L’ho scoperto presto, avevo 16 anni. E’ stato uno dei miei idoli soprattutto negli ultimi anni della scuola quando lo vedevo in tv ma ha avuto anche un impatto devastante con i suoi primi due libri, ’Fantozzi’ e ’Il secondo tragico Fantozzi’ che poi sono diventati dei film. La lettura di questi testi è stata per me un qualcosa di sconvolgente, non aveva precedenti soprattutto nel filone della comicità dal quale ero attratto".
L’ha conosciuto?
"Purtroppo soltanto alla fine della sua vita. Eravamo a una serata per i cento anni del Lido di Genova. A un certo punto mi dice: ’Ma verrai al mio funerale?’. Io ci resto un po’ male, non so cosa rispondere, poi dico sì. E lui, con la sua ironia, si rivolge alla moglie: ’Maura (Albites, ndr), dai la partecipazione anche a Tullio’, come se il funerale fosse un evento su invito".
In scena come lo omaggerà?
"Leggendo alcuni passi dei suoi libri ma anche di autori che hanno scritto per lui o che si sono ispirati a Villaggio. Il tutto accompagnato da storie, incontri, gag e aneddoti che lo riguardano".
Un aneddoto?
"Eravamo entrambi ospiti di Chiambretti in una delle sue trasmissioni. Paolo interpretava un personaggio ed era vestito da suora, solo che non voleva entrare in scena. A un certo punto, in collegamento c’è lo stilista Renato Balestra. E Paolo, a microfono aperto: ’Ma chi è, la sarta?’. Siamo scoppiati tutti a ridere, tranne Balestra".
Secondo lei, quale è stato il punto di forza di Villaggio?
"Aveva un tipo di comicità senza precedenti e per la prima volta nell’Italia di quegli anni ha scritto un personaggio che non era regionale ma affrontava vicende che erano trasversali, a prescindere dall’appartenenza o dall’etnia. Insomma, un personaggio dirompente che oggi manca".
I comici di oggi devono stare attenti al politically correct: lei cosa ne pensa?
"Per me la comicità è sinonimo di intelligenza, una battuta deve far ridere ma anche smuovere i neuroni. In questo senso non servono le limitazioni del politicamente corretto".