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Cronaca

UniFi, l’imam e il rabbino si abbracciano. E lanciano l’idea: “Una stanza all’ateneo per pregare insieme”

‘Le confessioni religiose incontrano gli studenti’ il titolo dell’iniziativa che si è svolta oggi al rettorato

Padre Bernardo Gianni con lui il rabbino Gadi Piperno e l'imam Izzedin Elzir (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Padre Bernardo Gianni con lui il rabbino Gadi Piperno e l'imam Izzedin Elzir (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 1 febbraio 2024 – “Sarebbe bello se, come accade a Careggi e al Meyer, anche all’interno dell’Ateneo fiorentino ci fosse uno spazio in cui i musulmani e gli ebrei possano pregare, dato che oggi alcuni di loro sono costretti a farlo in un sottoscala”. La proposta è stata lanciata dal rabbino Gadi Piperno durante l’incontro al rettorato dal titolo ‘Le confessioni religiose incontrano gli studenti’, a cui hanno partecipato l’imam Izzeddin Elzir, l’abate di San Miniato Bernardo Gianni. A fare gli onori di casa, la rettrice Alessandra Petrucci, che ha evidenziato quanto “riconoscersi membro di una collettività sia alla base della promozione di una convivenza pacifica e solidale”.

Sullo sfondo del confronto, la grande fiaccolata per la pace in Medio Oriente che ha visto per protagonista Firenze. “E non è un caso, perché qui succedono cose che altrove non sono neanche immaginabili”, ha aggiunto il rabbino capo di Firenze, auspicando un bel giorno di poter “invitare l’imam a prendere un gelato a Tel Aviv, e che lui possa ricambiare invitandomi a mangiare un falafel a Gaza”. “E’ il nostro sogno comune”, ha aggiunto.

Tutto il confronto verte sull’importanza del dialogo interreligioso. “Dialogare significa considerare una ricchezza la diversità”, evidenzia l’imam, che non ha dimenticato di ringraziare Ugo Caffaz per il grande sostengo nella creazione di una moschea nella nostra città.

“E poi - ha aggiunto, - se vogliamo sperare in un futuro di pace, per prima cosa dobbiamo partire da noi stessi, dalla nostra pace interiore. Fondamentale poi è rispettare l’essere umano a prescindere. Possiamo avere visioni diverse, ma l’importante è esser d’accordo sul rispetto della vita”. E la situazione in Medio Oriente? “La mia visione non può che esser diversa da quella del rabbino - evidenzia l’imam -. Per me, c’è l’occupazione d’Israele in Palestina. Ma in Palestina non ho conosciuto l’antisemitismo. In Italia sì, invece”.

Nel cuore dell’abate di San Miniato c’è ancora vivo il ricordo della grande fiaccolata di ottobre che, ha detto, “continua ad essere un evento ispiratore di altre iniziative simili. Si tratta di un patrimonio condiviso che andrebbe nuovamente orchestrato per un’altra iniziativa corale. Il tema della pace rischia purtroppo di essere oggetto di un’assuefazione progressiva che finisce spesso per anestetizzare il nostro cuore. Non possiamo rassegnarci all’irrazionalità delle guerre”.