SANDRO
Cronaca

Uno squilibrio inaccettabile. Subito interventi

Rogari I numeri parlano chiaro. A Firenze, una famiglia di tre persone che consumi in un anno un po’ meno della...

Rogari

I numeri parlano chiaro. A Firenze, una famiglia di tre persone che consumi in un anno un po’ meno della media nazionale, ossia 150 metri cubi d’acqua, spende 564 euro contro la media di 354. Se invece ne consuma un po’ più della media, ossia 182 metri cubi, ne spende ben 763. Fatti due conti, significa che una famiglia con un figlio deve tirare fuori dai salari/stipendi incassati a fine mese una sessantina di euro solo per pagare la bolletta dell’acqua. Una enormità se consideriamo tutte le altre spese fisse che gravano sulla famiglia.

Il dato poi risulta ancor più grave se paragoniamo i costi del servizio idrico di Firenze con quello delle grandi città del nord. Alla famiglia fiorentina che spende per 150 metri cubi 564 euro ne corrisponde una milanese che ne spende 160, una bolognese che ne impegna 264. Si tratta di differenziali colossali e talora inesplicabili.

Dall’indagine di Federconsumatori emerge che la quota di perdita idrica della rete è più elevata nel Sud che nel resto d’Italia. La Basilicata batte tutte le altre regioni con il 65,5% di perdita, mentre la più virtuosa è l’Emilia Romagna col 29,7%. Potenza, L’Aquila e Campobasso battono tutti quanto a perdita idrica, ciononostante in queste città la bolletta è assai meno onerosa che a Firenze.

Noi riusciamo a svettare col record negativo che quindi non è attribuibile tutto alla dispersione idrica. Evidentemente fra le tre criticità indicate che gravano sulla bolletta a Firenze pesano maggiormente le altre due indicate nel rapporto. Ossia l’eccessiva frammentazione dei gestori che impedisce economie di scala e i costi di estrazione e di trattamento della risorsa idrica.

Si aggiunga che in otto anni, dal 2016 al 2024, il costo dell’acqua è aumentato a Firenze del 31%, mentre a Bologna del 2%. Sono squilibri macroscopici a tutto danno delle famiglie fiorentine che debbono essere affrontati con decisione e alla radice. Altrimenti mi chiedo che valore reale possano avere gli indici sul costo della vita e sull’inflazione che l’Istat ci propina.