La Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto fondamentale riguardo alla notifica delle cartelle esattoriali tramite posta elettronica certificata, stabilendo quando
un atto può considerarsi regolarmente consegnato anche in presenza di problematiche tecniche.
Con l’ordinanza 3703 del 13 febbraio 2025, i giudici
hanno precisato che l’Agenzia delle Entrate Riscossione
può notificare i propri atti attraverso la pec a tutti i soggetti obbligati per legge a possedere un indirizzo certificato. Cosa accade, però, quando la comunicazione non raggiunge il destinatario a causa di anomalie nella casella di posta?
Il principio stabilito dalla Cassazione distingue tra diversi casi. Se la casella pec del contribuente è piena al momento della notifica, l’amministrazione è tenuta ad effettuare un secondo invio, ma solo dopo almeno sette giorni dal primo tentativo. Questo passaggio è fondamentale per garantire che il contribuente abbia effettivamente la possibilità di ricevere l’atto.
Situazione diversa, invece,
se l’indirizzo pec risulta inattivo o non valido: in questi casi, l’amministrazione non è obbligata a ripetere l’invio. La responsabilità ricade sul contribuente, che deve mantenere attivo e funzionante il proprio indirizzo di posta certificata, soprattutto se obbligato per legge a possederne uno.
La decisione della Cassazione contribuisce a semplificare il processo di notifica e a ridurre il rischio di contestazioni basate su problematiche tecniche. Allo stesso tempo, ribadisce l’importanza per i contribuenti di monitorare regolarmente la propria casella pec per non rischiare di perdere comunicazioni ufficiali di rilievo.
mo.pi.