
I dehors sono pieni di gente, i turisti attraversano il centro, i portici degli Innocenti sono illuminati e da tante...
I dehors sono pieni di gente, i turisti attraversano il centro, i portici degli Innocenti sono illuminati e da tante direzioni un popolo si riunisce alla basilica della Santissima Annunziata, chiesa giubilare, che prima della veglia per Papa Francesco è già piena. Tutti, anche i più anziani, si sentono un po’ orfani di questo padre che ha parlato a tutti e a tutti manca. Anche Firenze, in un lunedì dell’Angelo divenuto sempre più solare, è sorpresa e ferita da questo annuncio che arriva insieme a quello della risurrezione. E la memoria corre subito alle ultime parole di Francesco, al suo non essere mancato in San Pietro proprio domenica, a non avere fatti mancare il suo messaggio Urbi et orbi, che illumina di fatto il suo cuore e tutte le sue preoccupazioni, puntuali, da Gaza all’Ucraina al rischio crescente di antisemitismo ai detenuti.
Sono presenti la sindaca Sara Funaro, con il presidente della Regione Eugenio Giani, l’europarlamentare Dario Nardella, il prefetto Francesca Ferrandino, assessori, tra i quali Nicola Paulesu, politici, sindaci del territorio metropolitano. C’è l’imam di Firenze Izzedin Elzir. Sotto l’immagine mariana, l’arcivescovo Gherardo Gambelli guida il rosario. Vicino a lui i cardinali Giuseppe Betori ed Ernest Simoni, i servi di Maria e i preti del capitolo della cattedrale. Gambelli ringrazia per il dono di questo successore di Pietro che ha fatto scoprire "il volto di una Chiesa impegnata ad annunciare il Vangelo della gioia e della misericordia, in cammino per le strade del mondo e in ascolto. Affidiamo il nostro Papa alle cure di Maria, segno di consolazione e di sicura speranza per il popolo di Dio in cammino verso il figlio".
Nel pomeriggio Gambelli aveva sottolineato come "sia stato significativo che il Papa sia morto proprio il lunedì santo e siamo in questa settimana che ci prepara per la festa della Divina Misericordia, e come Giovanni Paolo II proprio il Papa ci ha sempre ricordato l’importanza della misericordia. Mi sembra che questa sia veramente la più bella e più grande eredità che Papa Francesco ci ha lasciato. Dio è amore, Dio è misericordia e ci accoglie tutti là dove noi siamo, e questo per noi è proprio il motivo della speranza". Sono dieci anni tra poco dalla visita fiorentina in occasione del Convegno ecclesiale nazionale, e quello che ha sempre sottolineato "è proprio il tema della Chiesa in uscita, e l’importanza di andare veramente verso le periferie, ricordando poi anche le figure luminose della chiesa fiorentina come don Milani e il suo insegnamento riguardo all’educazione, che è un modo con cui veramente si aiutano le persone a crescere ed essere protagonisti della storia".
"L’amore fa vedere nell’invisibile. Papa Francesco è nelle mani del Signore. Noi preghiamo per lui e sappiamo che lui prega per noi. Vivere la preghiera con attenzione al nostro prossimo e alla Chiesa. - ha concluso l’arcivescovo Gherardo - Vorrei chiedere uscendo di chiesa in un clima di raccoglimento e di silenzio, domandandoci tornando a casa come essere fedeli al Vangelo. Rileggere a casa il discorso a Firenze che fece per l’assemblea della Chiesa italiana. Fare visita a una persona malata, chiamare chi è solo, in un momento un cui ci lascia una persona cara" Giovedì alle 18 messa di suffragio in Duomo.
Michele Brancale