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"Venator, basta giocare a nascondino"

SCARLINO (Grosseto) La crisi della Venator a Scarlino (Grosseto) "da troppo tempo pesa sui lavoratori, le loro famiglie e sull’intero territorio,...

SCARLINO (Grosseto)La crisi della Venator a Scarlino (Grosseto) "da troppo tempo pesa sui lavoratori, le loro famiglie e sull’intero territorio, non può più essere trascinata. E’ arrivato il momento per il Gruppo Venator di assumersi le proprie responsabilità". Così Paolo Giovannetti, segretario generale Uiltec-Uil Toscana sud: "Non possiamo non ricordare le parole pronunciate da alcune organizzazioni durante i primi incontri di crisi - aggiunge -, parole che hanno difeso in modo acritico l’operato della società, alimentando speranze rivelatesi poi vane. I lavoratori, prime vittime di un mercato complesso e di accordi mancati che risalgono addirittura al 2004, stanno pagando un prezzo altissimo. Le istituzioni, lo riconosciamo, hanno fatto e stanno facendo quanto è nelle loro possibilità. I permessi e le autorizzazioni necessarie sono stati concessi". Per Giovannetti "ora, però, non ci sono più scuse: la palla passa a Venator che non può continuare a nascondersi dietro soluzioni temporanee come la solidarietà: se non ha più interesse per Scarlino lo dichiari e agisca di conseguenza. La solidarietà non può essere la risposta strutturale a questa crisi. I lavoratori hanno già pagato un prezzo troppo alto, e la pazienza ha un limite. Il Gruppo Venator deve presentare un piano chiaro per il futuro dello stabilimento - osserva ancora -. Un piano che non si limiti a tamponare la situazione, ma che punti a un rilancio concreto o a una riqualificazione industriale. Riqualificare non significa abbandonare, ma investire nel futuro del territorio. Noi della Uiltec siamo al fianco dei lavoratori della Venator e dei lavoratori dell’indotto, così come delle loro famiglie - conclude Giovannetti -. Non possiamo accettare che questa situazione venga trascinata senza un impegno tangibile da parte dell’azienda. La Uiltec-Uil Toscana sud richiede sostegno dell’Unità di crisi regionale per esercitare pressione sull’azienda, l’intervento del ministero dello Sviluppo economico per ottenere un piano industriale concreto".