Firenze, 29 settembre 2020 - Entriamo a tutti gli effetti nell’ultima parte di questa rubrica. Il nostro viaggio alla scoperta della rivoluzione digitale si sofferma sulle tecnologie che stanno stravolgendo (o potrebbero farlo a breve) la nostra quotidianità.
Oggi approfondiamo insieme l’Internet of Things espressione citata per la prima volta nel 1999 da Kevin Ahston, ingegnere inglese del MIT. Per Internet of Things (IoT) o Internet delle Cose si intende “quel percorso nello sviluppo tecnologico in base al quale, attraverso la rete Internet, potenzialmente ogni oggetto dell’esperienza quotidiana acquista una sua identità nel mondo digitale. [...] L’IoT si basa sull’idea di oggetti “intelligenti” tra loro interconnessi in modo da scambiare le informazioni possedute, raccolte e/o elaborate”.
L’Internet delle Cose va di pari passo con le tecnologie della comunicazione, ovvero la velocità e la potenza di Internet. Proprio in questo periodo siamo di fronte ad un passaggio importante: l'avvento della tecnologia di telefonia mobile di quinta generazione (5G), più potente e che permette prestazioni e velocità molto più elevate. Questo cambiamento può diventare la scintilla per le nuove sfide tecnologiche a livello globale, rendendo possibile, oltre allo sviluppo dell’Internet delle Cose, anche l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale, la blockchain, i pagamenti digitali e, in generale, i processi di digitalizzazione di tutto il Paese.
In questi anni si sono moltiplicati gli ambiti di intervento delle tecnologie IoT e, parallelamente, la parola "smart" è diventata di uso comune in molti settori. Abbiamo visto già nella puntata precedente come l'interconnessione sia facilmente collegabile alle città del futuro, da cui la diffusione e l’evoluzione del concetto di smart city. Tuttavia l’Iot viene associato intuitivamente a “Smart home”, ovvero gli oggetti della casa che dialogano tra loro offrendo un'esperienza immersiva e personalizzata con la tecnologia anche in ottica di sostenibilità ambientale. Programmare l'uso consapevole del riscaldamento, arrivare in cucina ed avere già il forno a temperatura per riscaldare un piatto o comandare ad un assistente vocale la riproduzione di una canzone sono solo alcuni degli esempi di case intelligenti, connesse e che guardano alla sostenibilità e al risparmio.
Ma l’Internet delle Cose riguarda anche le aziende: dalle case automobilistiche - che hanno reso le macchine già connesse al momento dell'uscita dalla fabbrica e pronte a “dialogare” con le altre autovetture, i marciapiedi, i parcheggi e le stazioni di ricarica -, al settore agricolo - che sfrutta applicazioni di IoT per il monitoraggio e la programmazione dell’irrigazione, delle potature o della concimazione di particolari colture.
Grazie al 5G Internet diventerà sempre più veloce, potente e presente, superando quel digital divide che riguarda molte aree del nostro territorio e facendoci entrare con molta rapidità in quella che molti definiscono Digital Life. Il mercato dell’IoT, infatti, solo lo scorso anno è cresciuto del 24% (dati Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano) e con l’arrivo del 5G, la nascita di nuove startup e le sperimentazioni tecnologiche delle aziende più consolidate, questo dato non può che aumentare a gran velocità. Ma, come al solito, non è tutto oro quello che luccica,e qui il problema da affrontare, con consapevolezza e conoscenza, è la gestione dei dati personali in un mondo sempre (più) connesso; questo perchè efficienza, condivisione e velocità non possono prescindere dalla sicurezza di ognuno di noi.
Lapo Cecconi è docente Master Digital Transformation dell'Università di Firenze e fondatore della startup Kinoa