
È ormai piena estate, il Covid è sempre "protagonista", ma non ci si deve dimenticare che a Bologna continua la ricerca della verità sui mandanti della strage del 2 agosto 1980 alla stazione, nella quale morirono, tra le 85 vittime (ed oltre 200 feriti) la montespertolese Maria Fresu (all’epoca 23 anni), la sua piccola figlia Angela di appena 3 anni, e l’amica di Castelfiorentino Verdiana Bivona (22).
Rimase gravemente ferita una loro amica che oggi abita a Poggibonsi. Prosegue difatti il processo ai presunti mandanti, ed il 7 luglio prossimo - non potendo esserci all’ultima udienza (ha inviato un certificato medico alla Corte) - è attesa la testimonianza di Adriana Faranda, l’ex componente delle Brigate Rosse: questa parte del processo ruota difatti attorno a una parte degli appartamenti di via Gradoli 96, a Roma, dove ebbero i loro covi prima le Br e poi i Nar. Da quei covi si cerca di ricostruire trame sui fatti di quell’epoca di terrore.
Per la strage sono stati condannati Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (tutti e tre condannati in via definitiva), ed anche di recente in primo grado l’ex Nar Gilberto Cavallini, con conferma della pista nera neofascista della strage.