FRANCESCO INGARDIA
Cronaca

Verso il voto, il sondaggio. Giani ancora a gonfie vele. E Tomasi stacca tutti i rivali

Cresce il vantaggio per il presidente. Sì o no al campo largo: elettori del M5S spaccati a metà. Centrodestra ancora senza nome unitario. E con il rischio di cedere consensi a Vannacci se corre da solo .

Un punticino rosicchiato qua e là, ad ampliare il gap. Ma il risultato non cambia, a trenta giorni di distanza dal primo sondaggio di Emg Different commissionato da Toscana Tv in vista delle prossime elezioni regionali: Eugenio Giani e il centrosinistra vincenti al primo turno senza la gamba del M5Stelle col 52% contro il 38,5% del centrodestra (se e solo se) con il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi candidato.

Si allarga la forbice di scarto in caso di campo larghissimo (da Italia Viva ai pentastellati) allestito dal governatore uscente: 55,5% contro 38,5%. In trenta giorni le quotazioni del presidente Giani crescono in entrambi gli scenari: di mezzo punto col M5S, di un punto secco senza.

Lo stesso non si può dire per il coordinatore regionale di FdI Tomasi, che tanto si sbraccia per incassare la benedizione da Roma e dagli alleati per uscire allo scoperto come sfidante anti Pd: un punto lasciato per strada alla truppa di Giuseppe Conte compiuto lo strappo con Elly Schlein, un punto e mezzo distribuito tra Giani e un altro candidato. Per la base orientata a destra, un elettore su due ritiene sia il nome più spendibile.

Ma Emg immagina anche un terzo scenario, che frantumerebbe l’unità del destra-centro, con la scheggia impazzita di Roberto Vannacci in campo alla conquista della Toscana, dato (per adesso) al 4%. A domanda diretta, il generale glissa con un bel "vedremo", perché "la sorpresa è il principio dell’arte della guerra, che prima si vince poi si combatte". Senza celare il mal di pancia per la scelta del direttivo regionale della Lega di puntare sulla delfina di Susanna Ceccardi, Elena Meini. Perché non coinvolto nel processo decisionale. Per i leghisti doc, meglio puntare su un profilo aziendalista di partito.

Non per i vannacciani, che bramano una Toscana al contrario con una candidatura di rottura che certo, se dovesse avverarsi, creerebbe non poco disturbo al candidato di centrodestra che dialoga con i civici per guadagnare voti in un’area di centro data al 20%.

Rottura che non è quella in duplex e di reazione varata da Forza Italia col ticket Stella-Bergamini (solo dopo l’ufficializzazione di Meini perché da Roma non si vuole rompere e si guarda la Campania) ma neanche quella di Tomasi. Figurarsi quella di Meini: "Di lei non mi convincono moltissime cose", ha sottolineato Vannacci. Il quale insidia, a pochi giorni dalla circolazione del suo nome tra i corridoi dei palazzi della politica toscana, il meloniano Tomasi alla voce conoscenza e fiducia. Cresce di tre punti il livello del sindaco di Pistoia (dal 44 al 47%), ma il 37% "per sentito nominare". Solo l’1% degli intervistati può dire di conoscerlo "molto bene". Vannacci è dietro l’angolo, al 44%. Seguono come outsider l’ipotesi (improbabile) sempre in quota Lega di Giovanni Galli (35%) e il forzista Stella al 24%. Incluso pure l’istrionico sindaco di Grosseto Vivarelli Colonna, due punti avanti al cavallo ufficiale della Lega Elena Meini (22%). Al centrodestra, comunque, serve calma e gesso. Sciogliere al più presto la riserva sul nome e lavorare sul margine di 10 punti che lo separano dal centrosinistra (40% contro il 51%), nel rispetto dei valori partitici (FdI primo col 23%, seguito da FI al 7%, Lega al 5,5%). Fieno in cascina potrebbe portare una (o più liste) civiche. Tomasi, in sordina, ci sta lavorando da tempo facendo la spola tra Pistoia e Firenze. La campagna acquisti ha già portato l’endorsement a Firenze della Lista Schmidt e la disponibilità a correre del consigliere di Palazzo Vecchio Massimo Sabatini.

Preoccupano due dati del sondaggio: solo il 15,7% dell’elettorato si colloca a destra. Dal momento che quasi un toscano su due (44%) ritiene che l’avvento delle tre destre al governo della Regione non possa realizzarsi per mito del fortino rosso inespugnato. Toccherà passare dal ‘corpaccione’ al Centro, pesato sulla bilancia al 19,1%. Lo stesso spazio puntato da Giani. Che già ha fatto suo il polo laico riformista, da Azione ai Repubblicani, in attesa che il Pd si faccia avanti con la nomina, e non il contrario ("Non è il mio compito porre il tema, è la coalizione progressista che me lo chiederà").

D’altra parte i numeri sono rassicuranti: +4 punti su fiducia e conoscenza del profilo (39 e 67%), 70% di gradimento sul primo mandato (47% dentro il centrodestra) e le mire sul campo larghissimo, quasi. Anche perché il 42% gli elettori Pd mettono al primo posto come alleato il M5s, poi Avs e Iv. Il 93% dei renziani non ne vuole sapere di correre da solo, i contiani restano spaccati. Tra il 50% anti e il 50% filo Pd. Come nella realtà della dirigenza locale Cinquestelle con una Noferi pronta a voltare le spalle al Movimento.