FRANCESCO INGARDIA
Cronaca

Vertice di centrodestra. Un’unione di facciata e l’aiuto di un ex Pd a Tomasi

Dopo il lancio del nome di Meini in casa Lega, riunione tra i coordinatori. Il candidato di FdI trova come spalla l’ex sindaco di Rignano Lorenzini.

Neanche il tempo di varcare la soglia di Palazzo Panciatichi nell’ora dell’aperitivo che in portineria il sottosegretario agli Esteri e coordinatore regionale di Noi Moderati Giorgio Silli restituisce il badge da visitatore. "Già finito il vertice di centrodestra delle 18 sulle regionali in Toscana?". "Sì, abbiamo parlato di programmi". Fumata bianca sul nome allora? "Io son democristiano, saluti", il congedo di Silli.

Meglio provare a salire, sia mai di imbattersi in qualcuno. Il sindaco di Pistoia girovaga nel labirinto di corridoi, giù ad attenderlo c’è il segretario toscano della Lega Baroncini. Pronti per marciare in direzione Santa Maria Novella. "Ho lasciato la macchina a Peretola", anticipa Tomasi. Per caso è entrato cardinale ed è uscito Papa? Niente, testa china. Solo un "serve fare presto" e una necessità da palesare: "Deve passare il messaggio dell’indissolubilità del centrodestra", ripete come un mantra il candidato in pectore di Fratelli d’Italia.

Peccato che la Lega abbia sparecchiato la tavola lanciando quella della capogruppo in regione Elena Meini, sponsor principale dell’asse Baroncini-Ceccardi. Ecco spuntare in tempo reale la nota congiunta. Che non scioglie per niente la riserva sul nome condiviso tra FdI, Lega, Forza Italia. I meloniani si tengono Tomasi, il Carroccio punta su Meini (glissando con un "no comment" la ritrosia dei vannacciani sul cavallo scelto), mentre Forza Italia "a giorni" rilancerà con il leader in Toscana Marco Stella oppure con l’all-in Deborah Bergamini, la vice segretaria di Antonio Tajani.

Delle due l’una. Meglio stuccare ora a colpi di "unità" la facciata di un palazzo che mostra segni di cedimento per divisioni e lotte intestine: "La coalizione non è in discussione e le proposte sui temi e sulle persone sono il segno della vitalità e della proficua dialettica interna a un centrodestra formato da partiti tra loro diversi, ognuno con un proprio peso, ma allo stesso tempo capaci di trovare un sunto in nome dell’interesse collettivo".

Tutto dipende dalle quote assegnate ai partiti nello scacchiere nazionale delle regioni al voto, perché la decisione ultima è (sempre) quella di Roma. L’orologio però ticchetta. Magari i gruppi di lavoro tematici agevoleranno un nuovo incontro, dopo mesi di digiuno dall’ultimo brindisi fiorentino da Zà-Zà. Niente ‘calici in alto’ ieri sera, solo un briefing di un’oretta, con picchi di tensione fatti filtrare a bocce ferme.

Il sindaco Tomasi sperava in un endorsement di Lega e Forza Italia che non ha incassato per poter lanciare davvero la sua campagna elettorale. E fintanto che il braccio di ferro va avanti, non può che agire sottotraccia muovendosi sul territorio per accreditarsi con la società civile.

In fondo, la carta del civismo le è valsa il secondo mandato a Pistoia. Dall’hinterland fiorentino in questi mesi sta arrivando un contributo importante, grazie alla mano a lui tesa dal medico ed ex sindaco di Rignano, Pd e Italia Viva, Daniele Lorenzini. Sfruttando il gancio di Lorenzo Bosi - presidente della Rondinella Marzocco, figlio dell’ex parlamentare Udc e sindaco dell’Elba Francesco -, per accreditarsi col mondo di centro moderato, democristiano. "Tomasi si sta muovendo molto bene - rivela Lorenzini -, sa ascoltare senza fare promesse assurde. Ho deciso di dargli una mano nella promozione della sua lista civica. Contro Giani servono voti, non bastano quelli di centrodestra".