La procura di Firenze ha chiesto al tribunale di sollevare la questione di legittimità costituzionale della norma che ha abrogato il reato di abuso d’ufficio. A depositare l’istanza è stato il pm Giuseppe Ledda nell’ambito di un processo a un’ispettrice della polizia penitenziaria e a due agenti che nel maggio 2018 erano in servizio nel carcere di Sollicciano. Ai tre imputati la procura contesta il reato di abuso d’ufficio per aver omesso nella denuncia per resistenza e danneggiamento ai danni di un detenuto alcune informazioni fondamentali sull’azione di contenimento che si sarebbero rese necessarie per contenere le sue proteste.
L’inchiesta esplose nel gennaio 2020, quando furono arrestati la ispettrice, un agente e l’assistenze capo coordinatore. Scattarono le misure interdittive per altri sei. I pestaggi finiti al centro dell’inchiesta erano tre, secondo la ricostruzione degli inquirenti. Nell’ufficio della ispettrice, secondo quanto ricostruito, sarebbero avvenuto quello più violento. Un detenuto marocchino sarebbe stato minacciato, preso e calci e infine lasciato senza abiti prima di essere rinchiuso in cella. Una “punizione”, secondo la procura, inflitta a un uomo "inerme e impossibilitato a difendersi" per aver chiesto di telefonare ai parenti in Francia e poi aver reagito con un insulto alle intimidazioni degli agenti. Finì in ospedale per la frattura di due costole e raccontò la sua verità.
Accusò l’ispettrice, quattro agenti e il capoposto. La donna – assistita dall’avvocato Filippo Cei – raccontò invece che dopo averlo convocato nel suo ufficio, lui si era abbasso i pantaloni e per questo fu bloccato dagli agenti. Il gup del tribunale di Firenze, Silvia Romeo, nel 2022 derubricò il reato da tortura a lesioni aggravate e condannò, in abbreviato, l’ ispettrice della penitenziaria e altri otto agenti a pene fino a 3 anni e sei mesi.
Sul reato d’abuso d’ufficio rimasto, invece, secondo il pm Giuseppe Ledda, la nuova disposizione che cancella l’articolo 323 del codice penale violerebbe non solo l’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, ma anche l’articolo 117, secondo cui lo Stato Italiano deve rispettare gli obblighi assunti in ambito internazionale e l’articolo 97 posto a presidio del buon andamento e imparzialità della Pubblica amministrazione in quanto lascerebbe i cittadini privi di tutela penale di fronte al "comportamento prevaricatore del pubblico ufficiale". Il tribunale deciderà il prossimo 15 ottobre, e potrebbe essere il primo caso per Firenze.
L’altra procura che ha fatto richiesta è quella di Reggio Emilia, che nella sua memoria ha spiegato che: "Può venire in considerazione la necessità di evitare la creazione di “zone franche” immuni dal controllo di legittimità costituzionale, laddove il legislatore introduca, in violazione del principio di eguaglianza, norme penali di favore che sottraggano irragionevolmente un determinato sottoinsieme di condotte alla regola della generale rilevanza penale di una più ampia classe di condotte".
P.m.