Firenze, 16 maggio 2024 – Tre mesi. Tanto è passato dal crollo nel cantiere di via Mariti a Firenze dove persero la vita cinque operai. Nel frattempo proseguono le indagini, ma nessuno risulta ancora iscritto nel registro degli indagati nell'inchiesta per omicidio colposo plurimo e crollo colposo coordinata dalla procura fiorentina. Gli accertamenti vanno avanti e tra le ipotesi al vaglio, sembrerebbe farsi strada un errore di progettazione.
Si attende con ansia la relazione che l'ingegnere Stefano Podestà, consulente dell'università di Genova per la procura, sta preparando. La mattina del 16 febbraio scorsa una trave lunga 20 metri collassò provocando la morte di cinque operai che erano impegnati, due piani sotto, nella realizzazione di un solaio. Persero la vita Luigi Coclite, l'abruzzese di 60 anni che viveva a Collesalvetti, Taoufik Haidar, 43 anni, trapiantato da anni nella provincia di Bergamo, dove si erano stanziati anche Mohamed El Ferhane, marocchino di 24 anni, Mohamed Toukabri, 54 anni, tunisino, e Bouzekri Rahimi, ultimo ad essere recuperato sotto le macerie dopo giorni di lavoro incessante dei vigili del fuoco.
Le indagini vanno avanti. I pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone insieme alla Asl e alla squadra mobile fiorentina stanno ascoltando decine di persone: dagli operai fino ai responsabili e ai manager delle quasi 60 imprese che operavano nel cantiere in via Mariti. Tra gli altri è stato sentito, come persona informata dei fatti, anche il direttore tecnico del settore costruzioni, che si occupa anche del controllo dei lavori nei nuovi fabbricati e del rispetto della sicurezza sul lavoro.
E’ stato spiegato come funzionano i rapporti quando l'azienda affida i lavori a una società di costruzione e come vengono eseguiti i controlli. È stato anche convocato, sempre come persona informata dei fatti, il titolare della ditta Rdb Italprefabbricati, l'azienda abruzzese che ha fornito la trave. Insieme a lui anche un tecnico della stessa azienda specializzato nell'assemblaggio, e un ingegnere, collaboratore esterno della ditta che ha lavorato al progetto. È stata inoltre esaminata la corrispondenza tra le società tra alcune ditte che gravitavano nel cantiere fiorentino. Dalle comunicazioni emergerebbe la necessità di accelerare e concludere l'opera, e pure la preoccupazione di incorrere nella penali che sarebbero scattate in caso di ritardi nella consegna.