GABRIELE MANFRIN
Cronaca

Via Mariti grida contro le morti: "Firenze ora lanci il suo segnale". Infortuni, qui incidenza record

Il flash mob al cantiere in cui hanno perso la vita cinque operai nel febbraio dell’anno scorso. Dopo il 2024 nero, sono già tre le morti bianche e crescono le malattie professionali.

Il flash mob di ieri davanti al cantiere di via Mariti, teatro della strage il 16 febbraio 2024

Il flash mob di ieri davanti al cantiere di via Mariti, teatro della strage il 16 febbraio 2024

Davanti al cantiere di via Mariti, ieri mattina, non c’è stato silenzio. Il frastuono è stato forte, collettivo, necessario.

Proprio qui, il 16 febbraio del 2024, cinque operai hanno perso la vita sotto le macerie. E proprio da questo luogo simbolo, nella Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro, la Cgil ha scelto di lanciare il suo messaggio: la sicurezza non può essere negoziata, non può essere rimandata, non può essere dimenticata. Sotto un grande striscione con la scritta "La sicurezza sul lavoro è un diritto", sindacalisti e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) si sono radunati per un flash mob: caschetti da cantiere in testa, cartelli in mano, e poi un minuto di rumore. Fischi, tamburi, urla. Perché chi muore lavorando non può essere commemorato solo nel silenzio.

Il rumore è servito a ricordare che dietro ogni infortunio, dietro ogni tragedia, ci sono responsabilità, errori, scelte mancate. E infatti, uno dopo l’altro, i lavoratori si sono alzati e hanno raccontato l’esperienza fatta in prima linea e il proprio significato di sicurezza, che spesso, per molti di loro, vuol dire anche speranza: "Sicurezza è la certezza di tornare a casa". "Vuol dire futuro, per noi stessi e per i nostri figli". Il presidio è andato in scena poco prima che arrivasse la notizia di un nuovo infortunio mortale: un operaio di 59 anni ha perso la vita in una cava di marmo a Carrara. Un dramma che si somma a una lunga, intollerabile sequenza. Dopo il flash mob in via Mariti, la mattinata è proseguita con un’assemblea alla Sms di Rifredi, alla presenza di rappresentanti Rls, Rsu, Rlst e Rsa delle aziende del territorio. Un momento di confronto per rilanciare la battaglia per la sicurezza in ogni posto di lavoro. All’incontro è stata ribadita la necessità di aumentare Rls nelle aziende dislocate, ad oggi operativi solo nelle sedi legali. La Cgil, in vista dei referendum dell’8 e 9 giugno, ha sottolineato l’urgenza di un cambiamento che rimetta al centro la tutela dei lavoratori. Tra i quesiti in campo, quello che punta a responsabilizzare i committenti negli appalti, evitando che la catena delle responsabilità si spezzi a danno di chi lavora. E nel frattempo, il dramma di via Mariti continua a lanciare un avvertimento chiaro: la sicurezza non è una formula vuota, ma la differenza tra vivere e morire.

I numeri. Nel 2024, l’Inail ha contato nella provincia fiorentina 13 decessi sul lavoro (si tratta delle pratiche aperte, non degli effettivi decessi, che sono 28), un numero che ci colloca al 21° posto nell’indice di incidenza nazionale. Un dato che pesa come un macigno. E purtroppo anche nei primi mesi del 2025 la rotta non si è invertita. Da gennaio a febbraio, tre lavoratori hanno perso la vita nel Fiorentino, un dato in lieve miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2024, quando i morti erano stati sei.

Nel 2024, la Toscana ha superato quota 47.200 denunce di infortuni registrate all’Inail, segnando un incremento di oltre 8 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno si sono contati 49 decessi sul lavoro, in calo rispetto al 2023. Una contraddizione solo apparente: il calo dei morti non compensa l’aumento generale degli infortuni, e soprattutto non cancella la gravità di un fenomeno che continua a seminare vittime. Un altro campanello d’allarme, che richiama l’attenzione su settori e mansioni ancora troppo esposti a rischi invisibili, è quello delle malattie professionali, tipiche di chi è esposto a sostanze nocive o a posture usuranti.

Al momento non sono disponibili dati specifici sulle denunce di malattie professionali a Firenze, ma il trend nazionale è comunque in aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente. Anche l’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega, nell’ultima mappatura del rischio dell’incidenza della mortalità sul lavoro, dipinge un quadro critico. "Con un’incidenza di mortalità superiore alla media nazionale, la Toscana si colloca in zona arancione – spiega il presidente dell’osservatorio, Mauro Rossato –. Stiamo parlando di un indice di incidenza di mortalità per milione di lavoratori pari a 4,8, superiore al dato medio nazionale". Se si guarda il dato provinciale, Firenze si trova in zona rossa, con un indice di 6,4: una soglia che indica un rischio ancora più elevato rispetto alla media. I numeri, dunque, raccontano una realtà complessa. In questo contesto, la Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro, celebrata oggi, assume un valore ancora più urgente. Soprattutto in questo territorio, che – come ricordato dal segretario della Cgil Bernardo Marasco – è un osservato speciale e, quando si parla di fermare le morti sul lavoro, non può permettersi di restare "in seconda fila".

"La città è chiamata a dare un segnale di ’ultra attenzione’ – non ha dubbi il vertice sindacale –. Dopo due episodi come quelli di via Mariti e di Calenzano, sulla sicurezza dei lavoratori c’è una responsabilità in più. Un dovere supplementare".