REDAZIONE FIRENZE

Via Mariti, lo stop del giudice. Arrestato l’ex titolare della ditta. Scatta l’interdizione per due tecnici

Ai domiciliari l’ex amministratore Rdb Ita spa, l’azienda della trave. Si era dimesso nelle scorse settimane. Le altre misure riguardano invece il progettista e il direttore dei lavori strutturali nel cantiere.

Ai domiciliari l’ex amministratore Rdb Ita spa, l’azienda della trave. Si era dimesso nelle scorse settimane. Le altre misure riguardano invece il progettista e il direttore dei lavori strutturali nel cantiere.

Ai domiciliari l’ex amministratore Rdb Ita spa, l’azienda della trave. Si era dimesso nelle scorse settimane. Le altre misure riguardano invece il progettista e il direttore dei lavori strutturali nel cantiere.

di Pietro Mecarozzi

A più di un anno di distanza dalla strage di via Mariti, ieri mattina sono state eseguite tre misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del cantiere che provocò la morte di 5 operai. Gli arresti domiciliari – con persone diverse da quelle conviventi – sono stati disposti dal gip del tribunale di Firenze, Antonella Zatini, per Alfonso D’Eugenio, ex amministratore della Rdb Ita (in carica fino a febbraio scorso), la società produttrice della trave crollata il 16 febbraio 2024. La misura interdittiva del divieto di esercitare la professione di ingegnere, per nove mesi, piomba invece sul responsabile tecnico di produzione Carlo Melchiorre, difeso da Eriberto Rosso, per il quale la procura aveva richiesto gli arresti domiciliari. Interdizione di sei mesi, infine, per il direttore dei lavori Marco Passaleva, assistito dall’avvocato Pier Matteo Lucibello.

I reati ipotizzati per tutti i tre indagati sono, a vario titolo, concorso in crollo di costruzioni, concorso in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. Si ipotizzano inoltre aggravanti della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Il gip, riporta una nota della procura diretta da Filippo Spiezia, "ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e ravvisato la sussistenza del pericolo di reiterazione" dei reati di crollo e omicidio colposo. A provocare il disastro, ritiene la procura, sarebbe stato l’errore di progettazione di una trave, realizzata da Rdb Ita. In particolare, la falla ha interessato in modo particolare la trave TL309-2P relativa al secondo impalcato dell’edificio in costruzione presso il cantiere: in quanto sarebbero stati calcolati in modo erroneo i carichi che la trave avrebbe dovuto sostenere e inseriti nel relativo progetto un quantitativo di ferro (armatura) non in grado di sostenere tali carichi.

Dalle indagini svolte fin dai pm titolari dell’inchiesta, Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, è inoltre emerso che Melchiorre ha continuato a lavorare per Rdb Ita anche nei mesi successivi al crollo. Nonostante, si legge, nel corso del suo interrogatorio abbia "minimizzato" sugli incarichi professionali che avrebbe assunto dopo il 16 febbraio. Sempre dall’interrogatorio, per il giudice Melchiorre non ha ancora "preso sufficiente distanza" da quei comportamenti che hanno direttamente condotto ad attribuirgli le responsabilità per i reati contestai.

È giallo poi sul tentativo di "inquinamento probatorio", che non è stato assolutamente riconosciuto dal giudice perché privo di elementi sufficienti. Sul pc e tra la documentazione informatica di Melchiorre, si legge, non è stata infatti rinvenuta nessuna traccia di calcoli effettuati per le schede di produzione delle travi coinvolte nel crollo. Inoltre, in corso di interrogatori e audizioni, nessuno ha voluto o potuto riferire di una riunione all’indomani del crollo durante la quale sarebbe stato chiesto a Melchiorre di verificare calcoli e i progetti effettuati.

Su D’Eugenio, difeso dai legali Fabrizio Acronzio e Sigfrido Fenyes, la scelta della misura cautelare fa perno sul fatto che dopo il disastro le sue imprese abbiano proseguito le proprie attività, sia mediante "incarichi assegnati a Melchiorre", sia con "l’acquisizione di commesse che risultano assai deficitarie e inducono a ritenere che gravissimi difetti e scorrettezze nella progettazione e nella produzione di elementi costituissero parte integrante di un modus operandi risalente e consolidato".

Con il suo interrogatorio, Passaleva ha manifestato la convinzione di non avere responsabilità e di aver agito in maniera adeguata. Tale posizione, secondo il gip, induce a ritenere probabile il rischio che lo stesso Passaleva possa commettere "nuove condotte" in grado di produrre conseguenze colpose come quelle verificatesi di via Mariti.