Viaggio alla fine del mondo Una stanza per farsi di crack

Ecco il degrado nei fondi abbandonati tra i palazzi del mistero di Kata .

Ecco il degrado nei fondi abbandonati tra i palazzi del mistero di Kata

Ecco il degrado nei fondi abbandonati tra i palazzi del mistero di Kata

Firenze, 15 giugno 2023 – Il cielo annuncia un temporale imminente. Le nuvole rendono cupa una zona che, da qualche giorno, ha assunto un’aria inquietante. Siamo in via Monteverdi e il cortile da cui è scomparsa Kata dista meno di 150 metri.

É un reticolo di palazzi, quello che si snoda tra via Maragliano, via Boccherini e via Monteverdi, tutti in qualche modo collegati e chiusi nel loro silenzio.

In Via Monteverdi 68 c’è un cancello in metallo nero, che si affaccia su un cortile interno.

In cerchio, i fabbricati vicini, con i lenzuoli sui balconi e l’intonaco marcio, guardano lo spiazzo. Attraversando la corte, troviamo un pertugio che porta a un magazzino abbandonato: ci sono vestiti, pezzi di water, caschi da moto e puzza di polvere. Se ci lasciamo alle spalle questa immondizia, ci imbattiamo in due sale più grandi. Una, è il panificio abbandonato che si affaccia in via Boccherini, a pochi passi dall’ex hotel Astor. L’altra, adiacente, è una vera e propria cucina della droga.

Lo spazio è ampio, buio. Tutt’intorno, sono ammassati sacchi della spazzatura neri e scatoloni, coperti di polvere e ragnatele. Dove non c’è la polvere, ci sono i segni di serate trascorse tra alcol e droghe.

Probabilmente, l’immobile abbandonato è usato come punto d’appoggio per festini a base di crack e cocaina.

Al centro dello stanzone, un tavolo sporco presenta le tracce degli ultimi avventori.

Oltre a quattro birre bevute, c’è una “pipetta”, ovvero una bottiglietta d’acqua con dentro una cannuccia e con il tappo coperto di stagnola, per fumare crack.

Accanto, un cucchiaio per scaldare l’eroina, con ancora la cenere e segni di bruciature recenti. Intorno, un cimitero di sigarette svuotate dal tabacco, per rollare le canne. Poi, di nuovo una bottiglia di plastica tagliata a metà: forse utilizzata per ampliare l’effetto delle sostanze e perdurarne l’efficacia. C’è anche un medicinale non identificato, in una piccola ampolla, e del detersivo azzurro fluo, circondato da stagnola e fazzoletti sporchi. Poi il bicarbonato, che, miscelato con la cocaina, dà vita al crack. Infine, un barattolo rosa, per portare l’erba.

Tutto questo, a pochi passi dai cortili dove giocano i bambini, dai negozi di estetica, dalle case.

Infatti, in quelle vie, passeggiano signore con i cani, abitano famiglie, passano ragazzini in bicicletta. E ognuno è convinto che il degrado sia relegato all’occupazione dell’ex hotel Astor. Ma il disagio, se non tamponato, si espande, fino a prendere residenza sotto al più insospettabile degli appartamenti.

Addirittura, se si accede al civico 72 di via Monteverdi, basta oltrepassare una piccola porticina che dà sull’esterno, per essere direttamente collegati al magazzino abbandonato.

Infatti, nel piccolo cortiletto dietro lo stabile, troviamo una porta arrugginita che conduce direttamente al magazzino abbandonato. Vicino alla porta, una sedia: probabilmente per scavalcare e arrivare, indisturbati, alla cucina della droga.

Benedetta Macchini