VALLOMBROSA (Reggello)
Un viaggio nella memoria dei caduti della Grande Guerra sul Monte Grappa le ossa dei quali sono conservate nel sacrario, ma nel 90% dei casi non hanno un nome. Ne "il Moro della Cima", grazie al protagonista che è stato guardiano di quella vetta, Paolo Malaguti dà una dignità a quegli anonimi uccisi dalla guerra e "racconta il punto di vista dell’uomo piccolo di fronte ai grandi avvenimenti della storia. Il dialetto avvicina al personaggio. Il libro è ben scritto e ben costruito, basato sull’incontro scontro fra la grande storia e la microstoria, con un occhio nostalgico verso il passato". Con questa motivazione la giuria ha consegnato a Malaguti l’ottavo Premio Vallombrosa, promosso dal Rotary Club Firenze Valdisieve. Gli altri candidati erano Stefano Mancuso con "La tribù degli alberi" e Marco Ferraguti con "L’autunno in cui tornarono i lupi".
Il nome di Malaguti dunque va ad aggiungersi nel palmares del premio Vallombrosa: Luciana Castellina, vincitrice nel 2014, Vinicio Capossela (2016) e Carmine Abate (2017), Paolo Cognetti (2018), Daniele Zovi (2019), Federico Pace (202021) e Marco Balzano (2022).
Prima della premiazione, che è avvenuta nell’abbazia di Vallombrosa, gli scrittori finalisti hanno incontrato gli studenti dell’istituto statale "Ernesto Balducci" di Pontassieve che avevano lavorato con i loro insegnanti proprio sulle opere dei tre autori.
I libri sono stati selezionati fra una rosa di quattordici testi proposti da altrettante librerie indipendenti chiamate a loro volta a selezionare libri che rispondessero pienamente al tema suggerito per il 2023 dalla commissione del premio, ossia "Ambiente ed energia, fonti di vita".
Manuela Plastina