
Un mezzo del 118 (Foto archivio)
Firenze, 29 novembre 2018 - Lesioni gravi e omessa assistenza a una donna per non essersi fermato a prestarle soccorso, proseguendo nella guida dopo aver provocato un incidente stradale. Sono le accuse che permangono a carico del vicequestore Pietro Marino, già dirigente del commissariato di Sesto Fiorentino, presunto responsabile del sinistro avvenuto ad aprile in via Perfetti Ricasoli in cui rimase seriamente ferita una cinquantenne: alla guida di una 500 si scontrò a un incrocio con la Clio condotta dal funzionario di polizia, che sarebbe passato con il semaforo rosso. Il 24 novembre scadevano i termini per le indagini, il 20 il pm Lastrucci ha firmato il 415 bis, l’avviso di chiusura indagini a carico del vicequestore; avviso che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio dell’indagato, che diventa così imputato. Causa momentanea assenza del pm Lastrucci il procedimento sara’ ora seguito dal procuratore aggiunto Luca Turco.
La difesa non si arrende. Punta all’archiviazione. Esaminati gli atti, intende dimostrare che Marino si fermò e tornò sul punto dello schianto. Per questo depositerà una memoria aggiuntiva che scagioni almeno in parte il funzionario. La donna riportò la rottura dell’undicesima costola e lesioni a un braccio dovute pare al forte impatto e allo scoppio dell’airbag. Prognosi: 82 giorni. Rimasta incastrata nell’auto, riuscì a telefonare al compagno, che era al mare in Versilia. Questi pregò suo fratello di seguire la compagna, in attesa del suo arrivo. Marino, identificato dai vigili urbani (la Clio cointestata a lui e al figlio perse la targa) venne a conoscenza degli “estremi”, i dati della controparte, e provò a rimediare. Due-tre ore dopo lo scontro all’incrocio andò con un collega a casa della donna, ma trovò solo la madre 80enne della signora ferita, in quel mentre in ospedale per gli accertamenti.
«Mi scuso - disse - sul momento non mi sono accorto di niente. Sono tornato indietro, ma non c’era più nessuno...». Chiese allora, Marino, di poter sottoscrivere il Cid, la constatazione amichevole del danno. «Il Cid bisogna farlo, cosi la signora incassa quello che deve incassare e tutto si sistema...». Lo ripetè anche al compagno della donna, al telefono: l’80enne lo chiamò subito, mentre Marino e collega erano ancora lì, in casa. Ma G.M., 55 anni, il compagno della donna ferita, troncò ogni iniziativa. Mentre lei era in ospedale, cominciarono rilievi e accertamenti dei vigili. E’ poi seguita la denuncia-querela della donna.