
Stefano
Grifoni
Ho capito – disse Fabio – è arrivata la mia ora". "Sì – rispose lei –, è andato tutto avanti e non ho risparmiato un angolo del tuo corpo. Ora sono ovunque". "Hai avuto fretta di uccidermi perché? Lo sai vero che anche tu morirai con me. Quanto tempo ancora mi rimane?" chiese Fabio. "Non so, non mi pongo mai queste domande" rispose la malattia. Fabio diventò ancora più triste: "Vorrei poter rimandare e non soffrire tanto proprio ora che ho incontrato lei". "Parli di quella ragazza bionda che è sempre con te?" chiese la malattia. "Sì, proprio lei. Mi ha dato la dolcezza che mi mancava da tempo, l’amore che ho sempre cercato e non avevo mai trovato. Un suo bacio riesce ad accarezzarmi l’anima". " Perché tu hai un anima? – chiese la malattia –. Fino a qualche tempo fa quando ti ho sorpreso come ospite inatteso non mi pareva! Forse hai capito cosa significa amare una persona, soffrire e pensare che tutto possa finire da un momento all’altro. Hai ritrovato l’anima e la tua sensibilità è divenuta molta alta per le cose non materiali. Il merito di questo cambiamento è anche mio". " Non ti attribuire meriti che non hai" disse Fabio. "Solo lei mi ha fatto capire il vero senso della vita. Non ne ho mai parlato ma ora che mi devo separare da lei sento il peso di questo passaggio che prima mi sembrava naturale e ora non lo è più".
"Tu apprezzi le cose, valorizzi i sentimenti quando non li puoi vivere fino in fondo. Questo tuo amore come pensavi che potesse continuare? Lei così giovane e tu così vecchio. Senza un suo abbraccio e senza una sua carezza non puoi più vivere. Te ne accorgi solo ora perché ti rimane poco tempo Come pensi di poterlo utilizzare?".
"Sei veramente crudele – disse Fabio – ti aggiri in silenzio di notte e di giorno, tra gli uomini seminando dolore e morte e quando ti decidi a offrire un po’ di sollievo lo fai pronunciando parole piene di veleno senza dare un senso a ciò che fai. Ti sei mai resa conto come può fare una persona ad andare avanti pensando che può essere spazzata via da un momento all’atro? Quando si prova queste sensazioni ci si sveglia di notte e ci si aggrappa al materasso per la terribile consapevolezza di smettere di esistere". "Mi dispiace ma faccio ciò che devo fare, è il mio lavoro. Talvolta devo difendermi perché le persone pensano di vincermi facendo finta che io non ci sia. Spesso non trovo le parole e anzi temo che affrontare il discorso con chi sta male o sta per morire aggravi la situazione", disse la malattia.
"Sì hai ragione – rispose Fabio – riuscire a manifestare emozioni e sentimenti, le parole segrete che ci legano a qualcuno è vitale quando si sta per perdere l’esistenza. Non a tutti è dato parlare con chi sta per andarsene". La malattia chiese a Fabio: "Ma tu sinceramente cosa ne pensi della morte?". "Ci sono tanti modi di affrontare questa realtà. Ci sono quelle persone che convivono con l’idea della non esistenza dell’aldilà, altri cercano di non pensarci. Io credo in una esistenza ultraterrena". "Come pensi di vivere questo tempo che ancora ti rimane?". "Lo vivrò con la forza del suo amore e cercherò di sconfiggerti". "Non ce la farai perché io ti ho già conquistato e tu non puoi difenderti". "Ti ripeto ancora una volta: io ti sconfiggerò. Lei è così bella che non posso pensare di farla piangere e di lasciarla da sola senza di me". "Te lo auguro – disse la malattia –. Del resto c’è talvolta un progetto superiore capace di dare un senso alla sofferenza e alle prove della vita. E’ legittimo rivolgere il tuo grido di dolore verso l’alto. Può essere che ti ascolti". "Lo spero – concluse Fabio – anche se so che prima o poi le cose belle possono finire".