PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Giallo all’Astor, c’è un nuovo video: “Kata sulle scale, due uomini alle spalle”

La criminologa Sartorini: "La piccola scende fino al piano terra ed entra nello stabile, poi il buio"

Firenze, 10 giugno 2024 – È passato un anno. L’immagine del volto sorridente di Mia Kataleya Chicllo Alvarez trova asilo su alcuni muri nelle vie di Novoli, e sui banconi di bar e tabaccherie. È sbiadita dal tempo. Quel 10 giugno del 2023 invece è fissato come una puntina da disegno, pungente e dolorosa, nella mente di tutti. Perché Kataleya (diventata per tutti Kata) dall’ex hotel Astor scompare come per magia: piste, prove, filmati e interrogatori non sono serviti a sciogliere un mistero che ogni giorno che passa si avvicina a diventare un reato perfetto. Le indagini coordinate dalla procura fiorentina non si sono mai fermate. Parallele corrono quelle della famiglia, in particole della madre della piccola Katherine Alvarez, coadiuvate dalla criminologa Stefania Sartorini. Entrambe nelle scorse settimane hanno potuto visionare una buona parte dei filmati delle videocamere che puntavano sull’ex Astor. Scoprendo nuovi inquietanti dettagli.

“Alle 15:15 Kata – racconta Sartorini – sale la rampa delle scale che l’avrebbe portata al secondo piano, poi si ferma e riscende. Il famoso video girato dalla videocamere della gioielleria non mostra il punto vista da via Maragliano". Si tratta delle telecamere della Ritar, quelle che poco prima riprendono la bimba uscire fuori con amichetti e il fratellino per poi rientrare dal cancello principale dello stabile.

“Da quella prospettiva si vede – continua la criminologa – Kata scendere fino al piano terra ed entrare poi nel corridoio dell’hotel che porta al cortile sul retro. Quello che fa rabbrividire, però, sono i due uomini che pochi secondo dopo il ripensamento di Kata, scendono dal secondo e seguono la bambina all’interno. Poi più il nulla, la piccola non si vedrà più".

Stando a quanto riferimento agli inquirenti dai due zii (unici indagati), quello materno, Abel Argenis Vasquez, e quello paterno Marlon Chicclo, non avendo più prestato attenzione al cortile sul retro, non sanno se la bambina in quello spiazzo ci si mai arrivata. "Cosa accade in quel corridoio non lo sappiamo – aggiunge la criminologa –, su quel piano ci sono molte stanze".

Un corridoio, quindi, che potrebbe covare nei suoi pertugi la soluzione del caso. Considerando anche che pochi metri più in alto, alla porta di Abel, in quel frangente avrebbero bussato altri due ragazzi (di origine romena), che con fare circospetto avrebbero cercato di tenere occupato l’uomo, parlando con lui e tenendolo sulla porta, quindi lontano dalle finestre che davano sul cortile. Dove in quel momento giocava la figlia di Isabel, un ex occupante, bambina molto simile come fisionomia a Kata.

Proprio Isabel , risentita giorni fa dal procuratore capo Filippo Spiezia nell’ottica di un’inchiesta bis, durante gli interrogatori avrebbe "confessato che il compagno, romeno, con cui stava – spiega Sartorini – la minacciava che se l’avesse lasciato, cosa che è poi successa, gli avrebbe fatto sparire la figlia". Boutade rabbiosa? Intimidazioni reali? La pista dello scambio di bambina, assieme a quella del traffico di droga, del racket delle stanze all’ex hotel Astor e dei possibili abusi a sfondo sessuale, rimane aperta sulla scrivanie dei pm Christine von Borries e Giuseppe Ledda.

Nelle immagini, inoltre, si intravede anche "un gruppetto di tre-quattro persone, peruviani e romeni, che assistono alla salita/discesa di Kata da in fondo alla chiocciola di scale che affaccia su via Luigi Boccherini", sottolinea. Cosa facevano lì? Hanno in qualche modo avuto un ruolo in quei momenti? Questo non possiamo saperlo, ciò che si vede però "alle 15.37 è una donna romena", dirimpettaia di zio Abel, "risalire le solite scale con in braccio un fagotto di lenzuoli tutto arrotolato e di grandi dimensioni". Immagini che hanno segnato la mamma della bambina, scoppiata in lacrime più volte, mentre con la voce rotta pronunciava il più recondito dei pensieri: "Me l’hanno soffocata, eccola lì la mia piccola". Katherine Alvarez è tornata dai carabinieri per rivedere quei frame, per convincersi che non può essere andata così. "È una versione poco plausibile – conclude Sartorini –, ma la pista romena, e quindi dello scambio di bambina, a mio avviso è quella che merita più attenzioni".