
A luglio l’Agenzia del demanio ha annnunciato la vendita di Villa Bardini
Firenze, 13 agosto 2019 - Contrordine: Villa Bardini non si vende più. O meglio, questa è la posizione della Soprintendenza all’archeologia, belle arti e paesaggio che ha messo il parere nero su bianco consegnandolo alla commissione regionale che segue il percorso di alienazione (a questo punto ipotetica) prevista dall’Agenzia del demanio. Ovviamente con la Fondazione Cr Firenze pronta a trasformare i suoi venti anni di gestione, con annessi dispendiosi interventi di manutenzione e restauro, in una piena proprietà. Ma dal soprintendente Andrea Pessina arriva l’altolà, non vincolante ma di certo non secondario: «È auspicabile che Villa Bardini possa restare nelle mani dello Stato, per garantire l’unitarietà di parco, villa, collezioni».
Riavvolgiamo il nastro: a metà luglio l’Agenzia del demanio comunica un elenco di immobili in vendita in tutta la Toscana. A Firenze spiccano Villa Camerata e soprattutto Villa Bardini. Ma se la prima compare in uno dei tre bandi pubblicati in Gazzetta ufficiale il 16 luglio (base d’asta 7 milioni 450mila euro), della seconda non c’è ancora traccia.
Si ipotizza un rinvio a un bando successivo, ma ora spunta la contrarietà all’operazione formalizzata dalla Soprintendenza. L’ultima parola spetta al ministero dell’Economia e finanze, ma intanto Pessina chiarisce la propria posizione: «In linea con precedenti pareri, emessi anche dall’Avvocatura di Stato, riteniamo che la villa e il parco debbano restare in un complesso unico con le collezioni d’arte e archivistiche. Ed è auspicabile che rimanga in mano allo Stato, anche perché alcune parti di questo patrimonio non possono essere alienate per legge e sarebbe bene che si mantenesse un proprietario unico con un concessionario, piuttosto che avere più proprietari».
E il rapporto con la Fondazione Cassa di risparmio? «Questi anni di concessione hanno dato vita a una gestione ottima – osserva Pessina – ma ciò non influisce sul nostro consiglio al Demanio di non vendere. Ora attendiamo la decisione del ministero, al momento non abbiamo segnali che la nostra indicazione non venga presa in considerazione».
Cosa succederà adesso? Il ministero potrebbe non tenere conto del parere della soprintendenza e procedere ugualmente alla pubblicazione del bando di gara. Ma - ed è quello che auspica Pessina - potrebbe ritirare Villa Bardini dal lotto di vendita e quindi avviare una nuova procedura per la concessione.
La Fondazione Cr Firenze ne aveva peraltro da tempo formalizzato la richiesta di rinnovo (come risulta anche dal bilancio), dopo la scadenza a fine 2018 del rapporto ventennale. Ma una volta aperta la finestra del possibile acquisto si è chiaramente piazzata in pole position. Gli investimenti in questi anni sono stati molti e proficui, a partire da quelli che ne consentirono la riapertura nel 2006. Logico quindi, in caso di vendita, trasformare la concessione in proprietà. Ma se questa prospettiva dovesse sfumare, è ipotizzabile un rinnovo del rapporto che, riconosce anche Pessina, ha fin qui prodotto risultati positivi.