
Il primo fratello, il più giovane di due, è morto il 12 agosto. Il secondo lunedì 28 settembre. Venerdì scorso l’autopsia.
Trasferiti a febbraio in una Rsa, Villa Gisella – uno in ‘soggiorno-sollievo’ di 2 mesi, l’altro in codice rosso su indicazione degli assistenti sociali – il loro doveva essere un ricovero temporaneo in attesa che terminassero i lavori di adeguamento dell’abitazione alla condizione di malati: problemi vascolari per Marco Tiberti, 70 anni, già dirigente di Autostrade, senili per Mauro, 85, ex giudice di pace. Poi la situazione sanitaria nazionale era precipitata ed erano stati tagliati fuori dal lockdown. Fino all’"8 giugno, quando finalmente abbiamo potuto rivederli" racconta Marina Tiberti, 35 anni, infermiera, figlia di Marco e amministratrice di sostegno dello zio, Mauro. Rivederli si, ma in condizioni pietose: "malnutriti, smunti, deperiti, disidratati. Emaciati, irriconoscibili". Larve umane. Talmente provati da cedere in altri 2-3 mesi. "Eppure quand’erano entrati in Rsa stavano più che discretamente a livello fisico".
Che cosa è accaduto e come è potuto accadere visto che non hanno neppure preso il Covid, tutti i tamponi sono risultati negativi" si chiedono e chiedono agli inquirenti i parenti. Dubbi e perplessità angosciano i familiari che si sono rivolti all’avvocato Camilla Di Grazia. Rivela il legale: "Sappiamo che almeno uno dei due si era ridotto a mangiare solo pappette, seduto sulla sedia a rotelle e con il pannolone addosso. Non si capisce, erano tonici. Specie Mauro: ancora mangiava e di gusto la ‘fiorentina’". La nipote ha presentato due denunce: al Nas, con invio di una pec in procura. Poi sempre ai carabinieri, che l’hanno trasmessa al pm.
Il calvario sanitario dei fratelli, drammatico e controverso, è diventato così una storia giudiziaria: due esposti, altrettanti fascicoli in procura in cui sono elencate le perplessità e sollecitate spiegazioni e risposte. Anche in riferimento, pare, a non meglio precisati ‘segni’ notati sui corpi di Marco e di Mauro. Un fascicolo lo ha il pm Giulia Tramonti, il secondo il collega Fedele La Terza. Si procede per omicidio colposo a carico di ignoti. Già agli atti le cartelle sanitarie dei due fratelli, di Villa Gisella e della struttura in Mugello dove dopo giugno si è tentato un recupero in extremis. Ormai impossibile. Entrambi i decessi in ospedale.
"Noi – spiega Marina Tiberti – in tutto quel periodo, da febbraio a giugno, abbiamo potuto solo sentire qualche volta al telefono mio padre e mio zio. L’8 giugno stesso ho chiesto al direttore sanitario della struttura chiarimenti sull’incredibile stato in cui versavano il babbo e lo zio. Mi risulta poi che mancassero alcuni dati relativi al peso dei due pazienti. Non mi ha dato spiegazioni. Ha declinato ogni responsabilità. Volevamo riportarli a casa, subito e a tutti i costi. Ma in quelle condizioni fu impossibile. Da qui il trasferimento in Mugello. Sembrò che potessero riprendersi un po’. Purtroppo è stata una dolorosa illusione".
A maggio erano già cinque le segnalazioni con invio degli atti alla procura – da Ausl Toscana Centro – per contagi e decessi nelle Rsa. Una sulla situazione di ‘Villa Gisella’, Rsa di Careggi, già ‘Villa I Pini’ ed ex dimora del tenore Enrico Caruso.
giovanni spano