Si preannuncia un Natale amaro per i 20 dipendenti della cantina cooperativa Castelli del Grevepesa di San Casciano, al confine con Greve in Chianti. Una delle maggiori cantine produttrici di Chianti Classico, se non la maggiore, vive un momento di difficoltà. Tanto che, come si legge in una nota della Cgil, "giovedì abbiamo ricevuto la comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo. Tutto questo nonostante sia in corso una procedura di composizione negoziata della crisi con un offerta vincolante in corso e con una cassa integrazione per crisi ancora in corso di validità".
Una decisione che non piace certo al sindacato che afferma di "contestare fortemente questa modalità di agire, la poca chiarezza e la volontà di liberarsi quanto prima dei lavoratori che anche in un periodo di grande difficoltà della cooperativa hanno lavorato per supportare il periodo della vendemmia". Una prima reazione alla notizia di avvio della procedura di licenziamento è stata quella di "proclamare uno sciopero per l’intera giornata di venerdì 8 novembre con presidio dalle 10 alle 12 di fronte alla cooperativa di Grevepesa", che ha sede in via di Gabbiano.
La cooperativa, 120 realtà associate, fa capo a Confcooperative. Associazione che in questo momento delicato preferisce non commentare, non entrare nel merito della vicenda e auspica, invece, che possa proseguire il lavoro dell’esperto e del piano della composizione negoziata.
Una procedura questa che viene prevista dalla normativa sui fallimenti, tentare prima del fallimento e durante la quale possono essere presentate delle offerte. Ecco perché la Cgil contesta la procedura di licenziamento: se c’è qualche proposta è bene valutare.
La realtà cooperativa, fondata nel 1965 dal cavalier Gualtiero Armando Nunzi insieme a un primo gruppo di 18 viticoltori, ha vigneti che si estendono principalmente nelle zone di Greve in Chianti, Mercatale Val di Pesa, San Casciano, Tavarnelle e Barberino. Tra le sue produzioni annovera anche vini top di gamma come la linea Clemente VII e Castello di Bibbione oltre a produzioni biologiche.
Andrea Settefonti