STEFANO BROGIONI
Cronaca

Violentata al ristorante. Tre condanne, un assolto

La sentenza, in abbreviato, per i fatti accaduti a Impruneta nel luglio del 2022 .

FIRENZECinque anni e otto mesi al ristoratore, altre due condanne e un’assoluzione.

Si è concluso così il processo, in abbreviato, per il caso della violenza sessuale di gruppo avvenuta in un ristorante del centro di Impruneta nell’estate del 2022 ai danni di una turista canadese ubriaca. La scena venne anche filmata e i video diffusi via chat: da qui anche l’accusa di revenge porn.

La pena più alta, il gup Fabio Gugliotta l’ha comminata al titolare dell’attività in cui quella sera del 29 luglio, la viaggiatrice d’oltreoceano si era recata a cena la sera. Per lui, difeso dagli avvocati Massimo Nistri e Mattia Alfano, la pm Beatrice Giunti aveva chiesto una condanna a 6 anni e 8 mesi. Condannati anche i due clienti del locale: tre anni e 10 mesi all’albanese che avrebbe preso parte alla violenza di gruppo, "ma con minima partecipazione" come ha sottolineato il suo difensore Cristina Masetti; quattro anni e due mesi all’altro albanese, difeso dall’avvocato Lorenzo Luzzetti, nei cui confronti il capo d’imputazione è stato modificato in violenza sessuale “semplice“ (non più di gruppo) nell’udienza di ieri. Assolto, infine, l’altro dipendente del locale, difeso dall’avvocato Chiara Rugi. Caduta, per tutti, l’accusa di lesioni nei confronti della donna, rappresentata dall’avvocato Lucrezia Pellegrini. "Siamo soddisfatti", ha dichiarato il legale, che subito dopo la lettura del suo dispositivo ha chiamato la donna in Canada.

Secondo l’accusa, la turista - che viaggiava da sola e dormiva in un agriturismo in paese - si presentò al ristorante per cenare. Bevve e si attardò nel locale avendo fatto conoscenza con i quattro. Che, quando tutti gli altri clienti se n’erano andati, iniziarono un approccio a cui la donna, avendo abbondantamente bevuto, non avrebbe potuto esprimere un consapevole consenso.

"E’ una sentenza che ci lascia interdetti in quanto non riteniamo raggiunta la prova della colpevolezza e dunque della violenza, con un impianto accusatorio che non ha retto il rito abbreviato che avevamo scelto per il cliente e che lascia molti aspetti dubbi per i quali è inevitabile l’appello", dichiarano gli avvocati Nistri e Alfano.

"Il cliente è afflitto anche perchè ha subito un processo non solo per questa accusa di violenza ma anche per quella di revenge porn, che è un reato senz’altro infimo che tende a punire colui che ha inflitto alla vittima anche il disonore mediatico. Da questa accusa sono stati tutti assolti e dunque tutto il giudizio di appello verte tutto e solo sull’essersi perpetrata o meno la violenza ovvero sulla consapoevolezza o meno dello stato di incapacità momentanea della vittima. Stato sul quale noi come difesa abbiamo svolto una corposa perizia che lo smentisce totalmente e che, di contro, non ha visto alcun accertamento da parte della procura che si è affidata alle sole dichiarazioni della vittima. Vittima che però ha reso tre versioni diverse, molte delle quali con particolari del tutto illogici. Siamo certi - concludono - che verrà fatta ulteriore e piu chiara luce in sede di appello".

ste.bro.