Firenze, 8 novembre 2024 – Non poteva uscire senza il suo permesso. Né tanto meno vedere altre persone, o vestirsi con abiti troppo attillati o succinti. Voleva avere il controllo della sua vita, e di quella dei suoi figli. E quando qualcosa non gli andava a genio, la offendeva e la picchiava, anche davanti ai bambini. È il dramma che una donna fiorentina ha dovuto subire per più di un anno da parte del suo compagno, nonché padre dei suoi bambini.
Lei italiana, lui 29enne di origini africane (e musulmano). Due culture diverse, usi e costumi, e soprattutto religioni, completamente distanti. Per l’uomo ogni atteggiamento era sinonimo di tradimento, si legge nel capo d’imputazione: “Fai schifo”, “Vai a letto con altri uomini, sei un p*****a”, “Non sei una buona madre”, “Fai venire uomini mentre io sono a lavoro”, erano gli sfoghi che le riversava contro. Una situazione che ha coinvolto anche i due figli, entrambi minorenni, e il terzo, anche se non ancora nato.
Nel capo d’imputazione, si legge infatti che l’uomo, oltre alle offese, avrebbe colpito con calci e pugni la donna anche durante la sua terza gravidanza, provocandole in più occasioni lesioni personali.
Voleva anche che lei gli mandasse in tempo reale la propria posizione e fotografie dei luoghi nei quali si trovava, “per poterla controllare e per essere certo che non fosse con altri uomini”, scrive il pm Alessandro Piscitelli nella sua richiesta di rinvio a giudizio. In alcuni casi, si legge poi, avrebbe maltrattato la donna di fronte alla bambina piccola.
Infine, in due episodi, avrebbe stuprato la compagna, costringendola a compiere rapporti sessuali completi nonostante le richieste di fermarsi di lei.
L’uomo – difeso dagli avvocati Angela Lopardo e Nadia Saccoccio – è stato rinviato a giudizio ieri per la violenza sessuale ed è già a processo per i maltrattamenti.
Secondo l’accusa avrebbe creato “un insano clima di timore e tensione nel contesto familiare, infliggendo a compagna e figlia un regime di vita penoso e tormentoso, causando loro profonde sofferenze e forti umiliazione”.
La denuncia della donna, difesa dall’avvocato Marta Bruni, è arrivata dopo l’ennesimo caso di violenza. È scattato il codice rosso, che tutela le donne e i soggetti deboli che subiscono violenze, atti persecutori e maltrattamenti, e sono state allontanate dalla casa familiare e disposte in un luogo sicuro. Da dove adesso possono cominciare una nuova vita.