Firenze, 26 febbraio 2021 - Fiorentina, ma cittadina del mondo come ogni brava scienziata, Ilaria Cinelli è innamorata di Marte. Ingegnere biomedico laureata a Pisa, esperienze professionali in tutto il mondo dall'Irlanda, dove ha fatto il dottorato, alla Cina agli Stati Uniti, è stata alla guida di numerose missioni che hanno simulato le condizioni di vita marziane. Situazioni estreme, difficili da affrontare sia fisicamente che psicologicamente, tutto per arrivare un giorno a colonizzare il pianeta rosso. Un sogno o una chimera? In realtà gli investitori ci sono e su questi progetti si sta lavorando da anni con grande serietà. Senza dimenticare che tutto ciò che è ricerca porta (o può portare) conseguenze pratiche e direttamente applicabili sulla Terra in tutti i campi, dai nuovi materiali alla medicina.
Ecco perché in questi giorni, con Perseverance su Marte che ci manda delle immagini incredibili, Ilaria Cinelli è davvero entusiasta.
Marte è il protagonista di questo 2021. Cosa si aspetta da Perseverance e come ha seguito l'ammartaggio?
“Ho seguito l'ammartaggio dai media italiani e sono stata molto contenta che l'Italia abbia dato risalto a questa missione, che è fantastica. Da questa settimana si dà inizio all'esplorazione internazionale di Marte ed è eccezionale: possiamo sentire i suoni di Marte, è incredibile. C'è bisogno di collaborazione internazionale da un punto di vista scientifico”.
Lei ha guidato sulla Terra delle missioni per simulare le condizioni di vita marziane. Può riassumere per noi i risultati di quella esperienza e spiegare i principali nodi da sciogliere per immaginare una futura colonia umana sul pianeta rosso?
“Io sono stata comandante di otto missioni e ne sono molto fiera; adesso ne sto organizzando altre, una anche in Italia, Covid permettendo, per la prossima estate. Ci sono moltissime cose da fare e sono missioni molto pericolose, così almeno sono state definite dai nostri investitori. La vita umana su Marte? Io credo che sia possibile ma ci sono delle difficoltà. Se un razzo partisse oggi per marte la possibilità di morte sarebbe probabile e andrebbe accettata. Come nelle altre missioni, ma più alta. Bisogna allenarsi sia con la prospettiva di andare su un pianeta sul quale nessuno è mai stato e oltre a questo allenarsdi a diventare disabile. Mi spiego: l'adattamento umano su Marte ti porta inevitabilmente ad avere delle disabilità, è molto difficile mantenere performance elevate con l'adattamento umano su Marte. Ad esempio la vista sarebbe molto probabilmente diminuita se non danneggiata completamente".
La collaborazione sarebbe fondamentale.
“Se vado come turista, come astronauta commerciale o di un'agenzia spaziale le cose cambiano. Su Marte ci si deve aspettare collaborazione anche se le missioni sono supportate da agenzie spaziali o aziende che sulla Terra non collaborano. Ma il rischio è così alto che non ci possiamo permettere una divisione. Bisognerebbe entrare in una mentalità prettamente scientifica, di condivisione di rischi, risorse e conoscenza per esportare i valori umani su un altro pianeta. E' una visione un po' idealistica, mi rendo conto, ma in ambiente estremo non si può guardare a chi è politicamente contro un altro o cose del genere, miri a sopravvivere e a portare a termine la missione”.
Lei a Marte sta pensando davvero...
“L'Esa ha aperto la selezione per gli astronauti e io ho fatto domanda. Quando ho saputo che dopo undici anni avevano riaperto la chiamata mi sono commossa. E sono fiduciosa per il futuro”.
Viviamo un'epoca molto complessa. L'esplorazione marziana e spaziale in genere possono contribuire alla ricerca biomedica e come possiamo trarre indicazioni utili per una lotta come quella che stiamo conducendo contro il Covid?
“L'esplorazione spaziale e l'avanzamento della conoscenza che la supporta può aiutare la medicina e anche la gestione del Covid. Io ho lavorato su un progetto con l'azienda per cui lavoro, InnovaSpace, che dimostra come la ricerca medica spaziale possa essere direttamente applicata in ospedale. E' un lavoro in pubblicazione che ho cercato di condividere in Italia per dare un contributo, perché tengo al mio Paese, e i suggerimenti sono stati ben accolti, e a un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite. Tutto quello che si fa per lo spazio è trasferibile e applicabile alla Terra, talvolta indirettamente. E si tratta di risorse altamente sottostimate. Ci sono delle procedure mediche usate nelle Stazione internazionale che sono applicabili anche in ospedale, per esempio. Quando la mia ricerca verrà pubblicata la condividerò molto volentieri”.
Lei fa parte di un prestigioso network come Space4women. Può spiegarci di cosa si tratta e qual è il suo ruolo?
“E' una rete creata per il raggiungimento del quarto e quinto obiettivo delle Nazioni unite, che sono l'educazione e la parità di genere. Io sono stata selezionata fra i 35 mentori scelti dall'ufficio degli affari spaziali delle Nazioni Unite, scelti fra le persone che hanno avuto più impatto nell'ambiente spaziale, siamo tre italiane su 35 e ne sono molto fiera. Io mio batto per la parità di genere in Italia, perché credo che non ci sia. Nei dati di fatto non ci sono uguali diritti e per una donna è molto difficile, io ne ho sofferto spesso. Se io sono stata accettata come capo di una missione per Marte, composta anche solo da uomini, perché questo non può accadere in una panetteria?”.
La questione di genere riguarda ogni campo, nel suo qual è la situazione attuale su questo fronte?
“Nel mio campo di lavoro ho ricevuto minacce e molestie sessuali perché sono una donna. Culturalmente le persone tendono a discriminare, ma la mia reazione è molto professionale: io ho dei diritti e li mantengo. Però quando vai a usare i canali che esistono a tutela delle donne... spesso non funzionano. Questo è grave. Quindi che si fa? Si va avanti, i problemi nella vita ci saranno sempre ma dipende come si reagisce”.