Willie Peyote è “Sulla riva“: "Il mio rap irriverente"

Il rapper Willie Peyote si esibisce a Firenze con il suo innovativo hip-hop, presentando il nuovo EP e raccontando le influenze della sua musica.

Willie Peyote è “Sulla riva“: "Il mio rap irriverente"

Willie Peyote è “Sulla riva“: "Il mio rap irriverente"

"Quello di Firenze sarà un concerto molto suonato. Grande spazio viene lasciato alla band di cinque elementi, che mi accompagna da sempre e che, in questi live, acquista un ruolo centrale". C’è grande attesa per il concerto di Willie Peyote, uno dei migliori storyteller in circolazione, che alle 21, con il Sulla Riva del Tour, si esibisce all’Anfiteatro delle Cascine per presentare il suo innovativo hip-hop. Guglielmo Bruno, in arte Willie Peyote, non vede l’ora di proporre le canzoni del nuovo EP registrato in presa diretta, Sulla Riva del Fiume, una sorta di work in progress dell’album che in autunno andrà a chiudere la trilogia Sabauda iniziata nel 2015.

Willy Peyote ha riferimenti a Will Coyote?

"Certo, poi mi sono divertito a fare un gioco di parole perché Peyote e Coyote suonano simili. Richiama qualcosa che tutti conoscono".

Quanta Torino c’è nella sua musica?

"Nei titoli dei miei dischi c’è sempre un riferimento chiaro alla mia città. In questo caso Sulla riva del fiume si allude al Po. È un tratto comune di molte grandi città nel mondo, avere un fiume che le attraversa e crea un punto di contatto fra la gente".

Lei ha iniziato come rocker e poi è passato al rap?

"Ho cominciato in un gruppo in cui io suonavo il basso e componevo già le canzoni. Ho suonato poi anche la batteria in un’altra band molto vicina al post-rock. Col tempo però la parte del rap ha preso sempre più spazio".

Sente qualche affinità con Gaber e Paolo Conte?

"Sono due degli artisti che nel cantautorato, forse insieme a Pino Daniele, mi hanno influenzato più di tutti. Se invece si parla di songwriting, di autori, Damon Albarn, dei Blur e dei Gorillaz, è sicuramente un nome che mi ha sempre affascinato, altrettanto gli Arctic Monkeys e in qualche modo non potrei prescindere da Jamiroquai".

E le piace fare rap in maniera irriverente?

"Spero di sì, invecchiando però si perde un po’ la chiave ironica. Io spero di mantenerla viva perché serve sempre, soprattutto quando si affrontano temi magari un po’ spigolosi, per alleggerirli".

Giovanni Ballerini