GIOVANNI BOGANI
Cronaca

Zeffirelli, un passo nel futuro. I ’suoi’ Pagliacci diventano un film

Il documentario porta la firma di Edoardo Zucchetti, ex assistente del Maggio Musicale "Quell’edizione dell’opera è speciale: il maestro vuole che tutto somigli a una sceneggiata napoletana".

Presentato a Roma, nell’ambito della Festa del cinema, un film che racconta un Franco Zeffirelli inedito. Audace, moderno. Il maestro fiorentino, uno degli autori di cinema e di teatro italiani più conosciuti all’estero, viene raccontato in "Pagliacci di Zeffirelli, un passo nel futuro": un documentario del giovane regista fiorentino Edoardo Zucchetti. Il film nasce da un’idea di Raimonda Gaetani, costumista e scenografa per Zeffirelli, per Eduardo De Filippo, Carlo Cecchi, Mario Monicelli. Alla prima mondiale del film erano presenti Raimonda Gaetani, insieme a Leo Mucci, Marco Gandini e Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro dell’Opera.

Edoardo, come nasce il progetto?

"Nel 2009 avevo 23 anni, e facevo l’assistente al Maggio musicale. Zeffirelli stava lavorando a ‘Pagliacci’ di Leoncavallo: era il suo ritorno a Firenze, dopo vent’anni, ci teneva moltissimo. Io ho cominciato a lavorare nella sua bottega, come l’ultimo degli assistenti: e nel frattempo, con la mia videocamera, filmavo tutto. Tutto quello che mi riusciva di filmare".

Quando ha pensato di farne un film?

"In pandemia, passando davanti al cratere che c’era al posto del vecchio Teatro Comunale. Ho cominciato a pensare a quei giorni, ho cercato le cassette che avevo filmato. La scenografa Raimonda Gaetani mi ha aperto l’archivio fotografico dell’Opera di Roma. Insieme abbiamo costruito e pensato il film".

Vediamo Zeffirelli al lavoro?

"Certo. C’è Franco che dirige i suoi cantanti, che dirige i figuranti, che chiede al coro di cantare ‘raccontando l’umore della giornata’ con il canto. C’è Zeffirelli che spiega al tenore Salvatore Licitra come interpretare la romanza ‘Ridi, pagliaccio’… Ci sono interviste a fuoriclasse della lirica come Placido Domingo, e spezzoni dello spettacolo andato in scena".

Che cosa aveva di speciale quella edizione dei "Pagliacci"?

"Zeffirelli, con audacia e con intuizione formidabile, scelse di riportare l’azione nel presente di Napoli. La ambienta sotto un cavalcavia di Napoli, e vuole che tutto somigli a una sceneggiata napoletana, con il coro in jeans, ciabatte e bigodini: c’è anche un bambino con la maglia di Maradona. Quando si apre il sipario, entri in un ‘basso’ di Napoli. E viene giù il teatro dagli applausi".

Il sottotitolo è "Un passo nel futuro". Perché?

"Volevo togliere questo alone di polvere che gli è stato fatto intorno, e riscoprire uno Zeffirelli moderno, coraggioso, contemporaneo".