Firenze, 22 gennaio 2025 - I Chille de la balanza inaugurano un anno ricco di nuove produzioni teatrali con un evento nel Giorno della Memoria, lunedì 27 gennaio. Andrà in scena – con repliche alle ore 19 e alle ore 21 – Quartetto per la fine del Tempo, spettacolo che parte dalla composizione musicale di Olivier Messiaen e dalla inusuale situazione in cui essa prese vita in un campo di detenzione tedesco. Lo presentano in uno spettacolo-studio in due parti: lunedì 27 gennaio e sabato 29 marzo, alle ore 19 e alle ore 21. Il biglietto d’ingresso – riferito ai due spettacoli di gennaio e marzo – costa 18 euro, ridotto coop/arci 15 euro. La prenotazione è obbligatoria con pagamento anticipato. Info e prenotazioni: tel/whatsapp 335 6270739 o mail a [email protected]. Posti limitati. Lo spettacolo è stato costruito attraverso un percorso di alta formazione teatrale che dal mese di ottobre 2024 vede impegnate, sotto la direzione di Claudio Ascoli e Sissi Abbondanza, sei giovani attrici-performers provenienti da tutt’Italia: Yasmin Al Qadri, Salomè Baldion, Sabrina Bruno, Isabella Covelli, Lucia Pipchak, Gloria Trinci. Il disegno luci è a cura di Sandro Pulizzotto, i suoni sono di Francesco Lascialfari. Sul quartetto “Per la fine del tempo” annota Dario Ascoli, critico musicale e musicista, tra i fondatori di Chille de la balanza: “È la baracca 27 B, avvolta nella neve, nel campo di prigionia di Görlitz che il 15 gennaio 1941 si riempie dei suoni del «Quartetto per la fine del tempo», appena composto dal pianista seduto ad un verticale scordato e dalla meccanica compromessa dagli urti, dall’umidità e dal freddo che in quell’inverno ha portato la temperatura a -15 e anche meno. Il compositore è un trentenne francese strappato alla sua ben avviata carriera in una retata nazista: il suo nome è Olivier Messiaen. In quella prima esecuzione il violinista era Jean Le Boulaire, poco più che un ragazzo che era riuscito chissà come e a che prezzo, a procurarsi uno strumento passato attraverso il filo spinato del campo di concentramento ai confini, azzerati da Hitler, tra Germania e Polonia. Un violoncello acquistato in città grazie a una colletta tra tutti gli internati e recapitato in virtù della complice e coraggiosa solidarietà di qualche anonimo cittadino, era suonato dal già celebre Etienne Pasquier, mentre il solo che poteva disporre del proprio strumento, perché occultato nel ridotto bagaglio ammesso, era il clarinettista ebreo Henry Akoka. Alla fine di quel singolare concerto il 15 gennaio 1941, un prigioniero si avvicinò ai quattro musicisti pronunciando una frase che essi non potranno e che nessuno dovrebbe mai dimenticare: «Questa musica ci riscatta tutti. Non ci riporta dove siamo, ma a quello che siamo. Esseri umani»”. Per il secondo studio, i Chille per ora lasciano trapelare che non mancheranno coinvolgenti sorprese con l’obiettivo di coinvolgere ulteriormente il pubblico sulla necessità di creare bellezza, anche in situazioni di evidente difficoltà, allora come adesso.
Cultura e spettacoliA San Salvi per il Giorno della Memoria va in scena ‘Quartetto per la fine del Tempo'