
La presentazione dell'Adorazione dei Magi (foto Gianluca Moggi/New Pressphoto)
Firenze, 28 marzo 2017 - E’ come appoggiare la testa sulla spalla di Leonardo e guardarlo abbozzare lo zoccolo di un cavallo, una criniera mossa nell’impeto della corsa, il profilo di una anziano inginocchiato, le fronde di un albero. E poi accorgersi di un suo ripensamento, del segno che corregge un capitello, allunga un panneggio, aggiunge un dettaglio.
Se la maggior parte dei dipinti del genio di Vinci stupisce per i misteri mai svelati, i soggetti inafferrabili e la complessa simbologia che si può solo rincorrere ma mai comprendere appieno, l’«Adorazione dei Magi» è l’opera che ci consegna il Leonardo dietro le quinte, che apre un varco nella sua mente e ci racconta i suoi processi creativi. E’ come sfogliare l’album delle sue idee, partecipare ai suoi studi di fisiognomica. E’ forse questo il regalo più grande del restauro appena terminato dall’Opificio delle Pietre Dure, che dopo più di 5 anni ha riportato alla Galleria degli Uffizi la tavola incompiuta, che Leonardo lasciò a Firenze nel 1482 perché chiamato a lavorare a Milano da Ludovico il Moro.
Il celebre Opificio guidato da Marco Ciatti ha fatto l’ennesimo miracolo e attraverso l’intervento diretto da Cecilia Frosinini, il dipinto ha recuperato una grande leggibilità, prospettiva spaziale, particolari inediti nascosti sotto le patine di vecchi restauri, e persino sfumature di colore, su quello che sembrava un quadro quasi completamente monocromo. Ma non era semplice compiere un simile prodigio, perché prima di mettere mano alla pellicola pittorica c’era da sanare il supporto ligneo: la separazione delle assi era arrivata poco al di sotto del colore. Il percorso è stato lunghissimo. Al risanamento del legno, effettauto da Ciro Castelli e Andrea Santacesaria, con la collaborazione di Alberto Dimuccio, ha contribuito anche la Getty Foundation di Los Angeles. La pulitura è invece opera di Roberto Bellucci e Patrizia Riitano.
La tavola entrò al laboratorio della Fortezza da Basso nel 2011, dove per molti mesi fu sottoposta a numerose indagini diagnostiche, prima che, nell’ottobre 2012, venisse finalmente presa la decisione di intraprenderne il restauro. Il risultato è che quel confuso universo di figure, animali ed architetture, quasi indistinguibili, è stato liberato dalle nebbie, e restituito a profondità prospetica, modellato e volumetria. Oltre allo sguardo sbigottito dei vecchi magi, sono comparsi lo scalpitare dei cavalli e la soave delicatezza del volto della Madonna. C’è persino il disegno di un piccolo elefante in alto a destra, quasi fosse un appunto su un album da disegno. L’«Adorazione dei Magi» ci svela infatti che Leonardo, invece di utilizzare taccuini, pare fosse solito accennare la trama del dipinto direttamente sulla tavola.
«Questo aspetto – spiega Marco Ciatti – consente adesso di penetrare più a fondo nel processo creativo del pittore e, grazie al livello di conoscenza reso oggi possibile dalle indagini diagnostiche, di cercare di comprendere la genesi artistica di questo straordinario capolavoro. Impiego volutamente questo termine, “capolavoro”, verso il quale nutro normalmente una certa diffidenza, poiché troppe volte abusato a puro scopo pubblicitario, in quanto alla data della sua realizzazione l’Adorazione dei Magi costituiva una novità sconvolgente per il mondo artistico fiorentino e, a ben guardare, racchiudeva in sé alcune idee pittoriche che l’artista avrebbe sviluppato nelle sue opere successive, dagli studi per la Battaglia di Anghiari, al San Girolamo della Pinacoteca Vaticana, sino alla Vergine delle Rocce, nelle sue due versioni».
«Durante la pulitura si sono rivelati moltissimi altri testi e sottotesti – ha aggiunto il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt –, in un gioco di segni che sono sempre stati tracciati volontariamente sulla tavola e che esprimono l’incessante lavorio mentale dell’autore proprio nel momento stesso del suo operare». L’intervento di restauro è stato reso possibile grazie al generoso sostegno degli Amici degli Uffizi: «Quando ho visto per la prima volta l’Adorazione del Magi ho avuto un senso di fragilità – commenta la presidente Vittoria Colonna Rimbotti –. Tutto il capolavoro sembrava a un passo dall’essere perduto per sempre. Siamo orgogliosi di aver partecipato a un’avventura irripetibile, costellata da tante tappe emozionanti intorno a un’opera che riunisce bellezza assoluta e fragilità materica, il cui deterioramento andava fermato e scongiurato». In occasione della presentazione del restauro, l’opera di Leonardo viene affiancata dall’omonima pala, sempre degli Uffizi, di Filippino Lippi, commissionata nel 1496 al pittore per l’altare maggiore della chiesa di San Donato a Scopeto dai medesimi Canonici Regolari del convento di Sant’Agostino, che nel 1481 avevano dato lo stesso incarico al da Vinci.