REDAZIONE FIRENZE

Il 'colosso' di Urs Fischer a settembre in piazza Signoria

In continuità con la statua dorata di Jeff Koons e la maxi tartaruga di Jan Fabre. La mostra nell'ambito dell'evento di arte contemporanea In Florens 2017

Urs Fischer, Untitled (Big Clay #3)

Firenze, 28 luglio 2017 - Un'enorme scultura metallica di 12 metri, Big Clay, a settembre prenderà il posto che fu della statua dorata di Jeff Koons e della maxi tartaruga di Jan Fabre. Piazza Signoria, infatti, ospiterà dal 22 settembre al 21 gennaio, il 'colosso' di Urs Fischer. A fare compagnia al gigantesco totem, sull'arengario di Palazzo Vecchio, tra la riproduzione del David di Michelangelo e quella di Giuditta e Oloferne di Donatello, l'artista svizzero posizionerà due figure in cera, che si consumeranno lentamente per tutta la durata della mostra a simboleggiare la finitezza umana e la durevolezza dell'arte.

L'esposizione, promossa dal Comune di Firenze e dalla Biennale Internazionale di Antiquariato di Firenze, è stata ideata da Fabrizio Moretti e Sergio Risaliti ed è a cura di Francesco Bonami. Urs Fischer, artista tra più interessanti della scena internazionale, è infatti il protagonista assoluto della seconda edizione dell'evento di arte contemporanea In Florence 2017. Il progetto consiste, come di rito, nella presentazione di un’opera monumentale all’interno di quello straordinario museo della scultura a cielo aperto che è piazza Signoria, in un contrasto quantomeno provocante tra antico e contemporaneo. L’organizzazione dell’evento è seguita dall’Associazione Mus.e.

"Siamo pronti ad accogliere l'energia poetica di questo straordinario artista, assieme alle emozioni e discussioni che le sue invenzioni provocheranno - ha commentato il sindaco Dario Nardella - Firenze ormai si è aperta al contemporaneo, è un laboratorio e non vuole ridursi a essere una bella vetrina, una città museificata. Vogliamo essere protagonisti del presente per non ridurre l'aureo rinascimento a un fossile del passato".

L'ARTISTA - Urs Fischer si è reso famoso nel 2011 in occasione della 50° Biennale di Venezia, quando ha fatto sciogliere una copia in cera e a grandezza reale del Ratto della Sabina del Giambologna, uno dei grandi capolavori della statuaria rinascimentale  presente dal 1583 sotto la Loggia dei Lanzi. Adesso, Fischer torna sul “luogo del delitto” con un nuovo sorprendente progetto artistico, che non mancherà di suscitare forti reazioni e discussioni sul linguaggio dell’arte contemporanea, sulla ridefinizione del gusto, sull’evoluzione delle tecniche e del concetto di bellezza, in un duello tematico e formale tra “giganti”, tra neo-classicismo e informe, tra antico e moderno, tra le immagini “senza tempo” di Bandinelli, Cellini e Giambologna e quella “senza forma” - e proprio per questo “con più immagini”- di Urs Fischer, che da anni esplora questioni come l’imperfezione e l’entropia, la relazione tra opera e spazio, tra arte e mondo del cinema, tra vivere quotidiano e immaginario artistico con una carica sperimentale e una forza espressiva tanto inusuale quanto straordinaria, anche nel rinnovare o rischiare tecniche e temi senza limiti di tempo, di genere o di stile. 

LA MOSTRA - Per l’occasione, l’artista svizzero, residente da molti anni a New York, ha ideato un doppio progetto inedito incentrato sulla scultura tenendo conto del contesto storico e artistico urbano così carico di segni e storie della Piazza Signoria, vera e propria agorà rinascimentale, centro nevralgico della manifestazione del potere  repubblicano, poi trasformata con Cosimo I, duca e granduca di Firenze e della Toscana, in una vera  e propria galleria di capolavori antichi e moderni sia di marmo che di bronzo.  In Piazza della Signoria si innalzerà Big Clay, una scultura di grandi dimensioni - circa 12 metri - in metallo, le cui forme hanno contemporaneamente qualcosa di primordiale e di infantile, di totemico e di architettonico. A completezza del progetto, Fischer posizionerà due opere sull’Arengario di Palazzo Vecchio: tra la riproduzione del David di Michelangelo e quella di Giuditta e Oloferne di Donatello, l’artista svizzero posizionerà due figure umane, trasformate in candele, che si consumeranno lentamente durante la durata della mostra, quali simboli della finitezza umana e della durevolezza dell’arte. Le due figure saranno quelle di Francesco Bonami e di Fabrizio Moretti, visti dall’artista come cittadini del mondo che hanno le loro radici nel territorio e nella sua cultura, due ritratti che attraverso la consumazione della cera diventeranno corpi astratti. La scelta dei due personaggi nasce da uno studio della loro fisionomia compiuto dall’artista nel corso dei vari incontri avuti con loro per la preparazione di questo progetto; c’è sempre, infatti, nel lavoro di Fischer un elemento biografico filtrato attraverso una riflessione formale ed estetica. Le due figure resteranno esposte per circa un mese, fino al completo scioglimento. I tre lavori mettono in scena una sorta di dialettica creativa, risultante nel confronto ravvicinato tra il semplice gesto dell’artefice che modellando la materia la trasforma poi in monumento di metallo - Big Clay - e il monumento in cera -le due figure - che a poco a poco mutano aspetto e ritornano a essere semplice materia informe, in una sorta di doppio processo di  consunzione e regressione figurativa. Un ringraziamento speciale a V.A.C. Foundation Collection per il prestito dell'opera Big Clay.