REDAZIONE FIRENZE

"Eresia", gli artisti e la rivoluzione del dopo Covid19

Nasce una congregazione di artisti di spettacolo dal vivo, con già mille iscritti, per riposizionare la produzione artistica italiana

Joseph Beuys

Firenze, 9 aprile 2020 - E come ERESIA: la rivoluzione siamo noi?  E' questo l'appello di un gruppo di intellettuali che lancia una sorta di manifesto.

"La reclusione da Covid19 che persiste in questo periodo storico è una scossa profonda. La categoria degli artisti è e sarà la più penalizzata, eppure l’arte in tutte le sue declinazioni rimane a tutt’oggi l’unico modo per non soccombere alla solitudine. Gli artisti in Italia sono tanti, ci sono i grandi nomi che corrispondono ai grandi cartelloni ai quali va tutto il nostro rispetto, e una moltitudine di persone che lavora senza orario, senza etichetta, con compensi assolutamente inadeguati, che però ottiene risultati dei quali il paese non potrebbe mai fare a meno.

Nasce pochi giorni fa da un’idea e un appello di Francesca della Monica ERESIA una congregazione nazionale di artisti di spettacolo dal vivo che conta in pochi giorni più di  mille iscritti tra i quali registi, drammaturghi, attori, danzatori, docenti, musicisti, formatori, organizzatori, scrittori, performer, cantanti, critici. “Con questo gruppo” osserva Roberto Biselli, direttore artistico del Teatro di Sacco “finalmente, per la prima volta in Italia, emerge il desiderio di rompere le barriere corporative. Sarebbe veramente la rivoluzione.”

ERESIA dichiara l’urgenza di portare alla luce l'attuale situazione italiana nell’arte (musica, teatro, danza, cinema, arti performative, televisione, ecc.) in maniera semplice, seria, rivoluzionaria, e di trovare soluzioni di inclusione che possano finalmente riposizionare la produzione artistica italiana. Come ricorda sulla pagina Facebook di Eresia Gian Maria Cervo, autore e direttore del Festival Quartieri dell’Arte “L’Italia per tre secoli è stata una super potenza culturale e possiede un enorme patrimonio dormiente a cui possiamo attingere. Negli ultimi decenni sono stati fatti dei danni enormi al sistema dello spettacolo italiano”.

Da qui l’importanza di mettere a punto dei programmi politici ed economici adeguati che permettano di esprimere al meglio le potenzialità, finora nascoste, del settore. Anche Gianni Morelenbaum Gualberto, musicologo di fama internazionale, uno fra i primi ad aderire al gruppo, dichiara da anni che «…dovrebbe essere un dovere civile di uno Stato, quello di lavorare sull’elevazione dei cittadini».

A questo proposito, nel gruppo, che ha anche una forte vocazione internazionale avendo iscritti che vivono e lavorano in ogni parte del mondo, si studiano anche i modelli istituzionali degli altri paesi, spesso a noi pressoché sconosciuti.

Da molti anni ho la fortuna di dividere la mia vita lavorativa tra Italia e Brasile “scrive Francesca della Monica “e proprio in Brasile ho conosciuto e lavorato in una organizzazione chiamata SESC che si ramifica in tutto lo stato federale e che a mia opinione rappresenta un modello virtuoso di gestione delle culture che in una società complessa si   manifestano , vengono tutelate incentivate. Sul gruppo è già partita una ricerca e un confronto su questo modello che in Italia è totalmente sconosciuto. Tra l’altro il primo Secs è nato in Brasile nel 1947 per affrontare l’allarme socio sanitario nato con la tubercolosi.”

Francesca della Monica ha scelto come immagine del gruppo Joseph Beuys, l’artista novecentesco dalla significativa biografia che reclamava la rivoluzione in caso di emergenza e dunque con il suo slogan LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI intendeva produrre in ogni individuo la consapevolezza che anche il singolo era in grado di operare un  divenire, una trasformazione della realtà come atto d’arte. E’ l’artista che ci ha regalato un immenso bosco di querce che egli stesso fece piantare attraverso una performance artistica a Kassel, dove aveva accumulato davanti al Museo Federiciano 7000 pietre di basalto invitando il pubblico a versare una somma di denaro al fine di “adottare, ognuno, una pietra” così da permettere, con il ricavato, di creare il bosco, ciò che poi avvenne nel 1987, un anno dopo la sua morte.

“La parametrazione, i Teatri Nazionali, il privilegiare i grandi numeri “conclude la fondatrice del gruppo “hanno di fatto distrutto l'humus delle piccole e fruttuose realtà che sono bacino di cultura, di aggregazione e di interesse reciproco delle varie proposte artistiche. Hanno allontanato gli artisti l'uno dall'altro e li hanno resi antagonisti nella selva della sopravvivenza. Hanno allontanato il pubblico dal convivio con gli artisti .Credo che dobbiamo sostituire a questa cultura intensiva e latifondista , una rete di piccoli orti dove si preserva la biodiversità e dove sia possibile esprimere eresia !”

Nel gruppo, aperto a tutti sulla pagina Facebook ERESIA: LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI? si può avere un primo approccio alla complessità e l’importanza del lavoro di ricerca artistica e del patrimonio di progettualità che meriterebbe visibilità ma che rimane circoscritto a esperienze faticosissime, direttamente proporzionali alla tenacia e al sacrificio degli artisti ai quali è negata, spesso, anche l’identità. E come ERESIA: La rivoluzione siamo noi?" info e contatti diretti su https://ecomeeresia.wordpress.com/

Olga Mugnaini